17 settembre 2015 09:16

Non ci sono solo la questione dei rifugiati in Europa e la ricerca disperata di una soluzione politica al conflitto siriano. Certo, si tratta di problemi enormi e cruciali, ma il mondo non ha smesso di girare e arrivano altre notizie importanti.

La più spettacolare arriva dagli Stati Uniti. Tra bagni di folla e sparate contro i giornalisti, i suoi avversari e i “messicani stupratori”, Donald Trump si sta imponendo come favorito nella corsa all’investitura repubblicana.

Naturalmente tutto può ancora cambiare prima delle primarie dell’estate prossima e delle presidenziali del novembre 2016, e magari ricorderemo questo miliardario che ama alzare la voce come una breve parentesi.

Ma resta il fatto che attualmente il 39 per cento dei simpatizzanti repubblicani che potrebbero partecipare alle primarie pensa che Trump sarebbe il loro miglior candidato contro i democratici, mentre un mese fa erano appena il 26 per cento.

Donald Trump sfonda perché incarna il successo personale grazie al patrimonio accumulato nel settore immobiliare, perché non è un uomo politico e soprattutto perché esprime ad alta voce tutto ciò che pensa l’America che non si sente rappresentata: i mezzi d’informazione sono nelle mani di persone pedanti e bisogna fermare il flusso di migranti dall’America Latina, spezzare le reni allo Stato islamico, rimettere al loro posto le minoranze e soprattutto restituire la loro grandezza agli Stati Uniti.

Una leggera emicrania

Gli elettori sedotti da Donald Trump sono gli stessi che avevano preferito Ronald Reagan a Jimmy Carter, troppo intellettuale ai loro occhi, e che oggi non vedono niente di americano e niente del vero uomo in un altro intellettuale come Barack Obama.

Il messaggio rivolto da Trump agli elettori è semplice: gli Stati Uniti sono i più forti e grazie a me continueranno a esserlo, perché io non ho paura di niente.

Con un colpo di mano il miliardario ha spinto tutti i suoi avversari repubblicani in secondo piano, mentre sul fronte democratico la campagna di Hillary Clinton rallenta e un vecchio senatore della sinistra democratica – Bernie Sanders, 74 anni – sta riproponendo negli Stati Uniti l’avanzata di Podemos, di Syriza e di Jeremy Corbyn in Europa. Trump presidente? Al confronto, il problema dei rifugiati sarebbe una leggera emicrania.

Da oggi l’esercito non sarà più onnipotente in Algeria

L’altra notizia importante, più intrigante, arriva dall’Algeria. Nascosto dietro le quinte ma onnipotente, l’esercito ha sempre tirato le file della politica nazionale dagli anni sessanta in poi, soprattutto dopo la battaglia sanguinaria che ha opposto il governo algerino ai militanti islamici negli anni novanta facendo emergere, anche a danno dello stato maggiore, il dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Drs) con il suo capo, il leggendario e temutissimo generale Mohamed Mediène, meglio conosciuto come Toufik.

Ebbene lo stesso Toufik è stato appena destituito dal presidente Bouteflika, con una mossa improvvisa e senza spiegazione evidente che però avrà un effetto chiaro: da oggi l’esercito non sarà più onnipotente in Algeria.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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