06 ottobre 2015 09:31

Esaminiamo i fatti. Sabato uno degli aerei militari russi impegnati in Siria è entrato nello spazio aereo della Turchia. È difficile che il pilota abbia eseguito un ordine e sicuramente si è trattato di un errore umano, ma resta il fatto che la Turchia è un paese sunnita come lo è il 60 per cento della popolazione siriana e come lo è la maggioranza dell’insurrezione contro Bashar al Assad, che fa parte del ramo alauita dello sciismo, corrente minoritaria dell’Islam.

Non siamo alla vigilia di una guerra mondiale né all’annuncio di un conflitto russo-turco

Profondamente ostile al regime siriano, la Turchia ha condannato l’incursione e – lo abbiamo scoperto lunedì – ha fatto decollare i suoi caccia. L’incidente avrebbe potuto concludersi lì, ma la Turchia, membro della Nato dall’inizio della guerra fredda, ha chiesto una riunione dell’Alleanza atlantica che lunedì sera si è conclusa con la condanna della violazione dello spazio aereo turco, definita “irresponsabile” ed “estremamente pericolosa”.

Non siamo alla vigilia di una guerra mondiale né all’annuncio di un conflitto russo-turco. Ma oltre al fatto che l’intervento russo ha provocato una mobilitazione della Nato a sostegno della Turchia, la solidarietà sunnita ha esacerbato i toni tra Ankara e Mosca. Impegnata al fianco degli sciiti, la Russia ha messo piede in una guerra di religione che cova da tempo in Medio Oriente ed è stata riattizzata immediatamente dal suo intervento.

Una frattura approfondita dai bombardamenti

Secondo fatto di giornata e sicuramente più inquietante: una cinquantina di dignitari sunniti dell’Arabia Saudita – bastione del sunnismo come l’Iran lo è dello sciismo – hanno esortato tutti i sunniti della regione a sostenere i ribelli siriani contro il regime di Damasco e contro la Russia per evitare, dicono, che tutti i paesi sunniti cadano uno dopo l’altro.

I dignitari sauditi sostengono a gran voce che la Russia minaccia il mondo sunnita, esattamente quello che pensano i leader sauditi. A Riyadh come ad Ankara la reazione è uguale, e nella stessa giornata una quarantina di gruppi ribelli siriani moderati hanno dato prova di grande unità denunciando insieme l’occupazione “russo-iraniana” della Siria facendo riferimento all’alleanza tra Mosca e Teheran contro la maggioranza sunnita del paese.

Nel giro di pochi giorni l’intervento russo ha allargato enormemente la frattura tra le due correnti dell’islam, spingendo gli sciiti iracheni a chiedere alla Russia un intervento in Iraq contro i jihadisti sunniti dello Stato islamico.

In questo momento non sappiamo come evolverà la situazione, ma di sicuro i paesi sunniti non permetteranno al regime di Damasco di prevalere grazie all’appoggio della Russia.

In Medio Oriente Mosca sta giocando con il fuoco, con un’incoscienza tale che un importante diplomatico si chiedeva lunedì se possiamo ancora credere nella razionalità di Vladimir Putin.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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