11 novembre 2015 09:29

Il Regno Unito è composto da diverse isole. Questa caratteristica geografica non è affatto secondaria e ha sempre influenzato il rapporto di Londra con il mondo, facendone un paese marittimo, commerciante, imperiale e costantemente animato dalla sfiducia nei confronti del continente, quell’Europa che ai suoi occhi è l’origine di tutte le minacce d’invasione, guerra, concorrenza economica ed epidemie.

Non possiamo comprendere il Regno Unito se non teniamo contro della sua insularità e di un’altra caratteristica peculiare e altrettanto importante. Da quando gli Stati Uniti hanno messo fine nel 1956 alla spedizione di Suez con cui i britannici sognavano di rovesciare Nasser al fianco dei francesi e degli israeliani, Londra si è convinta di non poter contare nulla nel mondo senza allinearsi con gli americani.

Davanti a questo problema ci sono quattro contromisure da prendere

Mentre la Francia ha imparato da questa avventura che avrebbe dovuto affermare la sua indipendenza per continuare ad avere un peso, da sessant’anni il Regno Unito pensa di non poter esistere senza gli Stati Uniti.

Un’Europa amputata

Queste due caratteristiche spiegano perché Londra si sia impelagata in un braccio di ferro con il resto dell’Unione. Se gli altri stati non accetteranno le quattro condizioni poste dai britannici, il primo ministro David Cameron è pronto a “riconsiderare” l’adesione britannica all’Unione e a invitare i suoi elettori a votare in questo senso in occasione del referendum che organizzerà entro due anni.

Il primo riflesso sarebbe quello di rispondere ai britannici “prego, quella è la porta”. Il Regno Unito, d’altra parte, si è talmente impegnato a ostacolare qualsiasi rinnovamento dell’Unione che potremmo legittimamente pensare che il progetto europeo sarebbe rafforzato dall’uscita dei britannici. Ma non è così.

L’irritazione non è una buona politica, e la verità è che l’Europa senza il Regno Unito sarebbe un’Europa amputata. Davanti a questo problema ci sono quattro contromisure da prendere.

La prima è quella di far ragionare i britannici ricordandogli che la Manica è soltanto un ruscello nell’era dell’Eurostar e della riduzione delle distanze; che hanno perso la rotta seguendo George W. Bush nella sua avventura irachena; che gli Stati Uniti si sono ormai disinteressati dell’Europa e di Londra e che agendo in questo modo rischiano di perdere la Scozia perché gli scozzesi sono molto legati all’Unione.

La seconda contromisura sarebbe quella di far presente ai britannici che se vogliono andarsene non potranno beneficiare di alcun accordo privilegiato, nemmeno in campo commerciale. La terza sarebbe concedere a Londra tutto ciò che possiamo senza tradire l’ambizione dell’unità europea, mentre la quarta sarebbe quella di prepararci all’addio del Regno Unito.

Nell’ipotesi sfortunatamente plausibile di un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’eurozona dev’essere pronta a trasformarsi in un’unione politica all’interno dell’Unione europea, nell’avanguardia di una potenza Europa pronta ad affermarsi come attore di primo piano sulla scena internazionale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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