27 novembre 2015 09:23

È fatta, per fortuna. Mosca ha accettato di smettere di bombardare i ribelli siriani, principale condizione posta dalla Francia per la creazione di una coalizione con la Russia e di un fronte comune contro il gruppo Stato islamico (Is).

In occasione della conferenza stampa congiunta dei due presidenti, François Hollande ha dichiarato: “Abbiamo stabilito che le forze in lotta contro l’Is e i gruppi terroristi non saranno colpite dai nostri aerei”. Una dichiarazione piena di tatto, perché parlando dei “nostri aerei” Hollande ha fatto allusione a un cambiamento di obiettivi da parte di entrambe le potenze, quando in realtà erano solo i russi a bombardare i ribelli siriani. Hollande ha voluto evitare i toni trionfalistici perché ora che la svolta tanto attesa è arrivata l’importante è pensare al futuro, un futuro carico di speranza.

Appena la Russia smetterà di colpire i ribelli la road map elaborata il 14 novembre dalla conferenza di Vienna potrà realmente essere applicata. Il regime siriano e i ribelli – pur con grandi difficoltà – potranno presto avviare un negoziato sotto l’egida dell’Onu, concordare un cessate il fuoco, dividere la Siria in comunità autonome e preparare le prossime elezioni.

Il Cremlino aveva due opzioni: rimettere in sella Assad schiacciando l’insurrezione o facilitare un accordo

Considerando che a Vienna è stato deciso di far partecipare alle presidenziali anche i milioni di esuli siriani, la sorte di Bashar al Assad appare ormai segnata. Il capo del regime non potrà essere rieletto e oggi perfino alcuni analisti russi pensano che potrebbe addirittura rinunciare alla candidatura, per evitare la sconfitta o perché pressato da Mosca.

Una potenza responsabile

In ogni caso la questione della candidatura di Assad è secondaria. L’importante è che la nuova posizione della Russia sulla questione dei ribelli permette di intravedere un accordo di pace in Siria, un accordo che potrebbe mettere fine alle sofferenze del popolo siriano e lasciare l’Is solo contro tutti, alle prese con i ribelli siriani spalleggiati da aerei europei, russi, arabi e americani.

Le ragioni di questa svolta sono chiare e profonde, e nell’ultimo mese le abbiamo analizzate spesso in questa rubrica. Il Cremlino aveva due opzioni: rimettere in sella Assad schiacciando l’insurrezione o ritornare al tavolo delle grandi potenze facilitando un accordo. I russi hanno rapidamente capito che il macellaio di Damasco era troppo disprezzato e debole per essere salvato.

Per questo hanno avviato il processo di Vienna con gli statunitensi, hanno abbandonato tacitamente il loro alleato e pagato il prezzo del loro impegno con l’attentato contro uno dei loro aerei di linea e con l’abbattimento di uno dei loro caccia da parte dei turchi. La Russia è finalmente disponibile a trovare un compromesso. Hollande ha colto la palla al balzo per tendere la mano a Mosca, che ha accettato presentandosi finalmente come una potenza responsabile.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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