07 marzo 2016 09:46

Oggi apre a Bruxelles il vertice tra i 28 leader europei e il primo ministro turco. La Germania, la Francia e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk sperano nella possibilità di risolvere la crisi dei profughi.

Il primo motivo è che la chiusura delle frontiere sulla rotta balcanica, quella che porta i profughi dalla Grecia al nord dell’Europa, ha provocato un abbassamento dei toni nei paesi attraversati da questa rotta. I governi in questione hanno attenuato gli attacchi nei confronti della Germania e della Commissione europea e si sono mostrati più disposti a trovare un approccio comune, tanto più che la Turchia sembra ormai pronta a spalleggiare seriamente l’Unione.

Nel fine settimana Ankara ha “riammesso” diverse centinaia di migranti partiti dalle sue coste verso la Grecia e che non avevano diritto allo status di rifugiati. Oggi, a Bruxelles, la Turchia dovrebbe accettare formalmente l’intervento nel mare Egeo delle navi della Nato, che segnaleranno alla marina turca i barconi di profughi in viaggio verso le isole greche. In futuro i turchi si occuperanno di riportare i barconi sulle loro coste.

L’Unione continua a barricarsi e a negare ai migranti e anche ai rifugiati la speranza di raggiungere le sue coste

In altre parole sembra che la Turchia voglia ridurre il numero di profughi in partenza dal suo territorio verso la Grecia, porta dell’Unione. I tre miliardi di euro in fondi europei promessi ad Ankara per coprire gli ulteriori costi cominciano a sbloccarsi, e al contempo l’Unione appare pronta a finanziare l’accoglienza dei migranti che chiedono asilo e sono bloccati in Grecia in attesa della cernita tra persone che hanno diritto all’asilo e migranti economici.

Il cinismo della Turchia e dell’Unione europea

Il meccanismo al vaglio da settembre sembra pronto a partire, mentre si rafforza il controllo delle frontiere esterne dell’Unione. Stando a quello che dicono i leader nazionali ed europei, questo meccanismo dovrebbe comportare una diminuzione del numero di profughi nell’Unione e il ritorno a un normale funzionamento dello spazio Schengen.

È ancora troppo presto per dire se questo ottimismo è fondato o meno, ma resta il fatto che l’Unione continua a barricarsi e fa di tutto per negare ai migranti e anche ai rifugiati la speranza di raggiungere le sue coste, mentre la Turchia sembra voler approfittare di questa crisi per riavvicinarsi all’Europa.

Ai ferri corti con la Russia e sempre più distante dagli Stati Uniti, a cui rimprovera il sostegno accordato ai curdi siriani, la Turchia sembra aver capito che può trovare un alleato solo nell’Europa, più che mai bisognosa del suo aiuto.

È un do ut des evidentemente cinico da entrambi i lati, oltre che una carta importantissima per il presidente turco Erdoğan, che ha tutto l’interesse a pubblicizzare un accordo con l’Europa nel momento in cui mette la museruola ai mezzi d’informazione, reprime i curdi e si afferma come sultano onnipotente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it