14 aprile 2016 09:44

Per evitare che la moneta unica si trovasse alla mercé di manipolazioni valutarie compiute da governi stranieri per favorire le proprie esportazioni, e per proteggere l’euro da qualsiasi pressione politica e garantire che restasse una moneta forte come il marco tedesco, all’epoca dell’introduzione dell’euro la Germania aveva imposto ai suoi partner l’indipendenza assoluta della Banca centrale europea, la Bce.

Questa scelta, però, sollevava un problema, perché l’indipendenza di una banca centrale può essere concepita solo se l’istituto bancario ha un governo con cui negoziare e fare in modo che la sua politica monetaria accompagni la politica economica del paese. È così che vanno le cose negli Stati Uniti, per esempio. Ma in Europa non esiste un governo unico e nemmeno una governance comune all’eurozona.

Periodo di vacche magre per i risparmiatori

Molto più che indipendente, la Bce è diventata così l’unica istituzione con un potere decisionale comune dell’eurozona, e questo non conviene più ai tedeschi, che oggi rimproverano al presidente Mario Draghi di mettere in difficoltà i risparmiatori, le banche e i fondi pensione con la sua politica di tagli dei tassi d’interesse.

Draghi ha scelto di seguire questa strada per favorire gli investimenti riducendo il costo dei prestiti, e senza queste politiche la crescita europea sarebbe ancora più debole di adesso. Dunque sono politiche apprezzabili e necessarie, ma c’è un’altra faccia della medaglia: gli investimenti non fruttano quasi più nulla, e questa situazione penalizza tutti i paesi dell’euro e soprattutto la Germania, dove l’età media della popolazione è particolarmente alta.

È un buon momento per acquistare un appartamento o creare un’impresa, ma le vacche sono magre per chi vive degli interessi dei propri risparmi o prestando denaro e per tutti quelli che vivono grazie a una rendita, piccola o grande che sia.

I governi non possono fare di più perché hanno adottato l’austerità, come aveva chiesto Merkel

Per questo la Germania ora si lamenta, al punto tale che il suo ministro dell’economia, l’ortodosso Wolfgang Schäuble, ha fatto esattamente quello che in origine i tedeschi volevano evitare, ovvero ha esercitato una forte pressione sulla Bce per convincerla a cambiare politica. La contraddizione è talmente palese che Angela Merkel è intervenuta il 13 aprile nel dibattito sottolineando che il problema non sussisterebbe se i governi dell’eurozona facessero di più per sostenere la crescita.

La cancelliera ha ragione, se non fosse che i governi non hanno i mezzi per fare di più perché si sono impegnati a ridurre le spese per contenere il deficit. L’ispiratrice di questa politica? Proprio Angela Merkel.

Potremmo sorridere di questo paradosso, ma piuttosto che perdere tempo ad analizzare i torti degli uni e degli altri, degli spendaccioni e degli austeri, forse sarebbe meglio concordare reali investimenti comuni nell’industria del futuro e trasformare l’eurozona in un corpo politico all’interno dell’Unione. Ora o mai più, il tempo per l’Europa sta per scadere.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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