20 settembre 2016 09:18

La battaglia militare la perderanno, ma quella politica è tutta da giocare. Militarmente parlando, i jihadisti del gruppo Stato islamico (Is) sono in ritirata ovunque: in Iraq, in Libia e in Siria.

L’Is arretra perché ha martoriato la popolazione dei territori conquistati al punto tale da perdere l’appoggio che aveva conquistato con il suo progetto di creazione di uno stato sunnita a cavallo tra l’Iraq e la Siria, ma anche perché ha compiuto atrocità tali da provocare la nascita di una coalizione arabo-occidentale con cui non può competere.

Tuttavia, anche se l’Is sarà militarmente sconfitto nei prossimi sei o otto mesi, dal punto di vista politico potrebbe sopravvivere a questa sconfitta annunciata, per due motivi.

Il primo è che non possiamo più credere troppo a un compromesso in Siria. Gli statunitensi temono di essere risucchiati nel caos mediorientale, tanto che oggi, 20 settembre, a New York, a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, cercheranno di riconciliarsi con la Russia. Ma il regime di Damasco ha già criticato, il 19 settembre, il cessate il fuoco che aveva accettato di malavoglia, mentre i ribelli si preparano a riprendere le armi e Vladimir Putin non sembra disposto a fare concessioni.

Non tutto è perduto, ma in questo momento è probabile che i combattimenti riprenderanno e che ogni prospettiva di pace in Siria si allontani per molto tempo.

Oggi l’Is rischia seriamente di cancellare l’unità dell’Europa

Questo significa che il numero di morti e profughi aumenterà, ma anche che, davanti al pericolo di un ritorno della dinastia Assad e della minoranza sciita di cui fa parte, la maggioranza sunnita della popolazione stringerà i ranghi in una lotta identitaria, un fronte che inevitabilmente si aprirà agli ex combattenti dell’Is. L’assenza di un compromesso tra i partiti siriani potrebbe, in poche parole, trasformare la sconfitta militare dei jihadisti in una fase di una guerra più ampia che non avrebbero ancora perso.

Il secondo motivo per non dare l’Is per morto è che i terroristi stanno facendo impazzire le democrazie. Ci sono molte ragioni per spiegare il successo di Donald Trump alle primarie repubblicane, ma la principale è senza dubbio la paura dell’islam che i jihadisti sono riusciti a suscitare. Gli ultimi attentati di New York, del New Jersey e del Minnesota sono una manna per l’avversario di Hillary Clinton. Se Trump dovesse diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti sarebbe soprattutto grazie all’Is, che in Europa ha provocato danni altrettanto gravi.

La prima fonte di divisioni all’interno dell’Unione europea è infatti il flusso di profughi siriani, che semina il panico proprio a causa degli attentati dei jihadisti. Oggi l’Is rischia seriamente di cancellare l’unità dell’Europa. Questo doppio successo sulle due sponde dell’Atlantico, dobbiamo ammetterlo seppur con tristezza e rabbia, è un grande risultato per questo manipolo di sbandati sanguinari.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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