21 settembre 2016 09:38

Entrambi erano di umore cupo. Il 20 settembre, a settemila chilometri di distanza l’uno dall’altro, il papa e Barack Obama, il primo in occasione di un incontro interreligioso ad Assisi e il secondo davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, hanno denunciato l’indifferenza di fronte al dramma dei profughi.

“Dobbiamo immaginare cosa proveremmo se capitasse alle nostre famiglie, ai nostri figli”, ha detto il presidente statunitense. “L’indifferenza è il virus del nuovo paganesimo”, gli ha fatto eco Francesco paragonando “la freddezza” di chi rifiuta di ascoltare gli appelli ad aiutare le vittime dei bombardamenti alla “facilità” con cui si cambia canale alla tv.

La loro emozione, perfettamente visibile e profonda, è tanto più apprezzabile se consideriamo che nello stesso momento Donald Trump, l’uomo che potrebbe essere eletto presidente degli Stati Uniti tra un mese e mezzo, parlava dei profughi siriani come del “cavallo di Troia” del terrorismo, confondendo gli assassini con quelli che fuggono dalla morte, come se fossero un unico male da combattere chiudendo le frontiere e alzando muri.

Cardine del dibattito politico
La simultaneità dei tre discorsi ci racconta la crudeltà di un’epoca in cui la compassione è in minoranza e il rifiuto dell’altro è talmente dominante da imporsi ai governi, in Europa come negli Stati Uniti. Sappiamo che ogni giorno intere famiglie perdono la vita nel Mediterraneo, ma Angela Merkel, la cui colpa sarebbe quella di volerli accogliere in Germania, perde consensi a ogni scrutinio e perde anche influenza in Europa. Sappiamo che Bashar al Assad ha preferito trasformare il suo paese in un cimitero piuttosto che perdere il potere, ma ci sono molti occidentali, sia statunitensi sia europei, che applaudono Vladimir Putin, corso ad aiutare un macellaio promosso al rango di paladino contro il terrorismo.

Lo straniero torna a essere un nemico, e la nuova estrema destra alimenta questa paura

La realtà è semplice: oggi comanda la paura. Cattiva consigliera come lo è sempre stata (anche se lo dimentichiamo ogni volta) la paura è il sentimento che accomuna gli occidentali, spaventati dal terrorismo venuto da lontano e dalla concorrenza dei paesi emergenti che provoca la chiusura delle loro fabbriche, minaccia la loro assistenza sociale, fa aumentare la disoccupazione e intacca il tenore di vita.

Lo straniero torna a essere un nemico, e la nuova estrema destra alimenta questa paura trasformandola in un cardine del dibattito politico. E così Donald Trump è ormai lontano appena un punto percentuale da Hillary Clinton, Marine Le Pen pensa già di essere presidente, gli islamofobi olandesi sono in testa ai sondaggi e Vladimir Putin è un modello da seguire per un numero sempre maggiore di persone.

Questa tendenza è talmente marcata che Obama ha messo in guardia contro l’ascesa “di un populismo grossolano” che si accompagna al rafforzamento di un “capitalismo senz’anima”, perché “un mondo in cui l’1 per cento della popolazione possiede le stesse ricchezze del restante 99 per cento non potrà mai essere stabile”. Di sicuro la stabilità non arriverà domani.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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