04 ottobre 2016 09:55

Ci sono due modi per vedere le cose. Ci si può deprimere, perché a cinque settimane dall’8 novembre, giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, nella più grande democrazia del mondo ci sono ancora tanti elettori pronti a votare per Donald Trump.

Per il momento i sondaggi danno Hillary Clinton al 42 per cento e Trump al 36 per cento. A ben guardare, si tratta di uno scarto piccolo ma allo stesso tempo anche di un’offesa all’intelligenza se pensiamo che da un lato c’è una donna competente e preparata, di grande esperienza, e dall’altra un personaggio eccentrico, di una volgarità senza limiti e totalmente all’oscuro dei problemi che minacciano la stabilità internazionale e anche la pace. Questi miseri sei punti di scarto ci ricordano tristemente quanto avesse ragione Churchill a dire che la democrazia era il sistema peggiore, fatta eccezione per tutti gli altri.

Il secondo modo di vedere le cose è di rallegrarsi perché, dopo tutto, sei punti rappresentano un netto vantaggio e la candidata democratica sta prevalendo su quello repubblicano, indegno del suo partito e sfiduciato dai grandi esponenti della sua famiglia politica.

La risposta definitiva l’avremo soltanto la sera del voto, ma Trump non sembra più nelle condizioni di vincere le elezioni. Il magnate si innervosisce, si alza in piena notte per scrivere tweet incendiari e si abbandona, in occasione degli incontri politici, a improvvisazioni oscene che arrivano a mettere in dubbio la fedeltà coniugale della sua avversaria, perché ormai sente odore di fallimento.

Un uomo abbastanza ricco da pagare un esercito di avvocati per aiutarlo a evadere le tasse è adatto alla Casa Bianca?

Da quando la settimana scorsa il New York Times ha pubblicato alcuni estratti della sua dichiarazione dei redditi del 1995, in cui si faceva apparire una perdita di quasi un miliardo di dollari che gli avrebbe permesso di non pagare le tasse per 18 anni, abbiamo capito per quale motivo Trump rifiuta di rendere pubblica la sua posizione fiscale. Non solo rischia di distruggere la sua immagine di grande imprenditore, ma potrebbe apparire come un uomo pronto a sfruttare la legge per non pagare le tasse.

Fino a prova contraria Trump non ha commesso alcuna frode, ma davvero un uomo abbastanza ricco da pagare un esercito di avvocati per aiutarlo a sfuggire al fisco è nella posizione di accedere alla Casa Bianca?

Assolutamente sì, rispondono i suoi consiglieri, che in questa manovra vedono la prova del suo “genio”. Lo stesso Trump, senza battere ciglio, si è giustificato dicendo che conosce talmente bene la complessità delle leggi che nessuno, tranne lui, sarebbe in grado di semplificarle. Un po’ come se il re dei ladri si vantasse di essere il più adatto a garantire la sicurezza dei forzieri.

Per quanto il distacco di Trump da Clinton resti limitato nei sondaggi nazionali, il conteggio degli stati non gli è favorevole, perché sono i grandi elettori a decidere il risultato del voto. Incrociamo le dita, anche perché avere contemporaneamente Trump e Putin sarebbe davvero troppo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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