31 ottobre 2016 09:38

Non saranno elezioni scontate. Lo scarto tra Hillary Clinton e Donald Trump si è sensibilmente ridotto negli ultimi giorni. La candidata democratica conserva un vantaggio nei sondaggi nazionali, ma il margine vicino al 6 per cento di cui aveva goduto si è ormai ridotto a meno del 4 per cento, e questa evoluzione è particolarmente evidente in Florida.

Nello stato del sud, il cui voto potrebbe essere decisivo perché si tratta di uno “swing state”, uno stato in bilico, i sondaggi parlano di un netto passo indietro di Clinton, che sarebbe in vantaggio di appena un punto rispetto a Trump o addirittura in ritardo di quattro punti, come ha scritto il 30 ottobre il New York Times.

Le cause di questo passo indietro di Clinton non sono misteriose. All’origine di tutto c’è l’Fbi, la polizia federale, il cui direttore ha annunciato il 28 ottobre, in una lettera inviata al congresso, che ha intenzione di riaprire un’inchiesta su Clinton. Si tratta dell’ennesimo episodio dello scandalo delle email che l’ex segretaria di stato ha inviato dal suo account privato quando avrebbe dovuto utilizzare, nell’esercizio delle sue funzioni, i sistemi criptati dell’apparato diplomatico statunitense.

Campagna intossicata
Clinton si è resa colpevole di una negligenza che avrebbe potuto mettere in pericolo la sicurezza dello stato. Sfruttata in tutti i modi possibile da Donald Trump, che ha parlato di “pratiche criminali”, la vicenda ha intossicato la campagna elettorale democratica fino a quando l’Fbi ha stabilito, a luglio scorso e dopo un esame dettagliato di migliaia di messaggi, che non c’erano le condizioni per perseguire Clinton. La questione sembrava risolta, ma ora l’Fbi ha ottenuto nuove email la cui esistenza giustifica, agli occhi del suo direttore James Comey, la riapertura del procedimento contro Clinton.

La candidata democratica e la sua squadra denunciano una manovra politica, anche perché, nonostante sia stato nominato da Obama, Comey è un repubblicano. Le proteste dei democratici non sono infondate, perché è effettivamente sorprendente che l’Fbi s’immischi in modo così palese nella campagna elettorale, a dieci giorni dal voto e nonostante l’agenzia abbia ammesso che le nuove email, al momento, non contengono nulla di significativo.

Forse questo annuncio è solo un colpo basso dell’ultimo minuto, ma resta il fatto che il direttore dell’Fbi non poteva mantenere il silenzio sulle nuove email, perché la notizia sarebbe inevitabilmente filtrata e Comey avrebbe potuto essere accusato, dopo l’eventuale vittoria di Clinton, di aver nascosto la realtà dei fatti agli elettori e di aver favorito i democratici.

In ogni caso il danno è pesante, per la candidata democratica la cui campagna si fa più difficile ma anche per gli Stati Uniti in generale, che rischiano seriamente di essere governati da Donald Trump o comunque di ritrovarsi una presidente al centro di un’indagine giudiziaria dall’esito incerto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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