01 novembre 2016 10:20

Dal 31 ottobre il Libano ha un presidente. Già questo è un evento in sé, perché da oltre due anni i libanesi vivevano senza un capo di stato, con un parlamento incapace di trovare un accordo sul nome e un paese diviso dall’antagonismo tra le diverse comunità religiose e dal problema dei rapporti con le due potenze antagoniste del Medio Oriente, l’Iran e l’Arabia Saudita.

Lo stallo sembrava insuperabile, e l’uomo su cui alla fine si è accordata una netta maggioranza dei deputati, Michel Aoun, incarna tutte le contraddizioni di questo paese sempre sull’orlo del caos ma sorprendentemente resistente.

Per molto tempo il generale Aoun è stato un avversario irriducibile della Siria, all’epoca in cui Damasco cercava di assicurarsi il controllo del Libano che considerava come un territorio siriano perso a causa delle divisioni coloniali. Dagli anni settanta all’ottobre del 1990, dall’inizio della guerra civile libanese di cui la Siria manovrava le file fino all’esilio forzato in Francia, Aoun ha combattuto armi in pugno la Siria e i suoi alleati libanesi. Dopo quindici anni vissuti da rifugiato politico a Parigi, nel 2005 è rientrato a Beirut da eroe della lotta nazionale contro Damasco.

La sua elezione nasce dalla stanchezza e dalla preoccupazione di tutte le forze libanesi

I servizi segreti siriani avevano appena assassinato il primo ministro Rafik Hariri. Lo scandalo internazionale era stato talmente grande che la Siria era stata costretta a ritirare l’esercito dal Libano. Nel frattempo Michel Aoun era riuscito a fare eleggere 21 deputati, ma un anno più tardi, tra lo stupore generale, si era avvicinato a Hezbollah, l’organizzazione politico-militare degli sciiti libanesi concepita, armata e finanziata dall’Iran alleato della Siria.
Aoun, cristiano maronita, era diventato il figlio prediletto dell’asse sciita – Hezbollah, Iran, Siria – ed è questa svolta che il 31 ottobre gli ha permesso di diventare presidente del Libano.

Molti sostengono che Aoun abbia tradito la causa, ma le cose non stanno affatto così. Dopo che l’esercito siriano si è ritirato dal Libano, il generale era infatti arrivato alla conclusione che per i cristiani libanesi non esisteva un futuro senza un’alleanza con le minoranze del Medio Oriente, minoranze cristiane e druse oltre alla minoranza musulmana rappresentata dagli sciiti e dal loro protettore, l’Iran.

Contestabile o meno, Michel Aoun ha fatto una scelta a lungo termine. La sua elezione nasce dalla stanchezza e dalla preoccupazione di tutte le forze libanesi. Trascinata nel conflitto siriano dall’Iran, Hezbollah aveva bisogno di una tregua sul fronte interno. I sunniti libanesi avevano bisogno di trovare un’intesa con Hezbollah perché sono meno certi rispetto al passato di poter contare sull’appoggio dell’Arabia Saudita, in guerra nello Yemen e alle prese con le sue difficoltà interne. Fortemente indeboliti, i cristiani più radicali avevano bisogno di riprendere slancio. Per questo tutti hanno votato per Aoun, l’uomo che è sembrato meno inadeguato a garantire una pace civile minacciata dal conflitto siriano e dall’implosione regionale.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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