01 dicembre 2016 09:43

Le cose per Vladimir Putin si mettono bene. Il 30 novembre i paesi dell’Opec, i principali esportatori di petrolio, si sono messi d’accordo per ridurre la produzione quotidiana di greggio provocando in questo modo, per la legge della domanda e dell’offerta, un aumento del prezzo del barile sul mercato mondiale.

È una grande notizia per la Russia, la cui economia soffre da tempo per la riduzione del prezzo del petrolio. Oltretutto non si tratta dell’unico evento positivo. L’8 novembre le presidenziali americane hanno portato alla Casa Bianca Donald Trump, un uomo che apprezza Putin, vuole riavvicinarsi a Mosca e soprattutto ha messo in dubbio l’automaticità della solidarietà militare degli Stati Uniti nei confronti degli altri paesi della Nato, a cominciare dagli stati baltici, le tre ex repubbliche sovietiche diventate indipendenti ed entrate a far parte dell’Alleanza atlantica.

In un contesto segnato dall’annessione della Crimea, dall’intervento del Cremlino in Ucraina orientale e dalla moltiplicazione delle provocazioni russe sul Baltico, Putin può ragionevolmente sperare che il presidente americano voglia riconoscere la legittimità di una zona d’influenza russa sul territorio dell’ex Urss. E non è ancora tutto.

Dopo le presidenziali statunitensi, le elezioni in Moldavia e Bulgaria hanno portato al potere forze vicine alla Russia in due paesi dell’Europa centrale e orientale di cui uno, la Bulgaria, fa parte dell’Unione europea. A tutto questo si aggiunge il trionfo di François Fillon alle primarie del centrodestra francese. L’ex primo ministro mantiene infatti una relazione stretta con Putin e sostiene la cancellazione delle sanzioni economiche imposte alla Russia dopo l’annessione della Crimea.

La contrarietà della Germania
Si tratta di una manna dal cielo per il presidente russo, che come se non bastasse si appresta a ottenere un grande successo politico-militare in Siria, perché la brutalità dei bombardamenti russi su Aleppo avvicina l’insurrezione a una disfatta che aprirebbe la strada alla vittoria di Bashar al Assad dopo sei anni di guerra. La situazione può ancora cambiare, ma al momento lo scenario internazionale sembra evolvere in favore di Mosca.

Non sappiamo cosa farà Donald Trump una volta insediato ai comandi degli Stati Uniti né cosa potrebbe fare François Fillon se vincerà le presidenziali, ma stando alle loro dichiarazioni da candidati, gli Stati Uniti non si opporranno alla ricostituzione dell’impero russo a scapito degli ex paesi dell’Urss e la Francia sosterrà la cancellazione delle sanzioni economiche contro Mosca a cui diversi paesi dell’Unione sono già favorevoli.

In Europa come in Medio Oriente, assistiamo al grande ritorno della Russia sulla scena internazionale, una svolta spettacolare che potrebbe presto compromettere i rapporti tra Francia e Germania, perché Angela Merkel non condivide affatto la passione di Fillon per Vladimir Putin.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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