02 gennaio 2017 10:08

Il 20 gennaio Donald Trump diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Sarà l’uomo dell’anno, deciso a cambiare radicalmente la politica statunitense. L’arrivo di Trump solleva molti interrogativi, spesso inquietanti. Per questo a mister Trump rivolgo alcune proposte per applicare le sue idee per il bene del suo paese e del resto del mondo.

Partiamo dalla Russia. Caro Donald Trump, dica a Vladimir Putin che sotto la sua presidenza gli Stati Uniti potrebbero rinunciare pubblicamente a qualsiasi ipotesi di integrazione dell’Ucraina e della Georgia nell’alleanza atlantica. In questo modo darà un grande sollievo al presidente russo, perché Mosca non vorrebbe mai che la Nato arrivasse fino ai suoi confini. Così facendo non cambierebbe nulla nel rapporto di forze, anche perché i suoi due predecessori, Barack Obama e George W. Bush, hanno già manifestato chiaramente il loro rifiuto a difendere le frontiere ucraine e georgiane dall’avanzata delle truppe russe. Ma con un gesto di questo tipo lei potrebbe ottenere molto da Putin.

Per esempio potrebbe chiedergli di ritirarsi dall’Ucraina orientale e dai territori occupati in Georgia, di rispettare lo status di neutralità di questi due paesi garantito a livello internazionale, di organizzare un nuovo referendum in Crimea sotto l’egida dell’Onu e di aprire realmente a un compromesso politico in Siria superando le inutili aperture di facciata di Bashar al Assad.

La capitale di due stati
Passiamo a Israele. Lei, caro Trump, ha annunciato di voler spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. È una proposta sorprendente e preoccupante, ma in realtà non è così folle perché in base alla soluzione dei due stati Gerusalemme dovrebbe essere allo stesso tempo la capitale di Israele e della Palestina. Potrebbe dire alla destra israeliana al potere che l’avvio di questo trasferimento, per esempio attraverso l’acquisto di terreni, sarebbe un anticipo dell’apertura e del successo dei negoziati con i palestinesi, un elemento che lei potrebbe porre come condizione per la realizzazione della sua idea. In questo modo potrebbe cambiare le cose e magari diventare, con un po’ di fortuna, l’artefice di un accordo di pace.

Altri due consigli, per concludere. La sera delle elezioni, da candidato repubblicano, lei si era impegnato a portare a termine un vasto programma di investimenti nelle infrastrutture americane. Questo piano di rilancio sarebbe un’ottima notizia per gli Stati Uniti e per l’Europa, che potrebbe trarre ispirazione da ciò che accade sull’altra sponda dell’Atlantico. Lo faccia, caro Trump, e non dimentichi questa promessa. Per quanto riguarda il suo rifiuto di finanziare la difesa europea con il denaro dei contribuenti americani, le suggerisco soltanto una precisazione. Ci dia una scadenza, magari tra qualche anno, prima di togliere la copertura. E non ceda di un millimetro, perché l’Europa ha bisogno di dotarsi di una difesa comune ed essere costretta a farlo sarebbe la cosa migliore che potrebbe capitare al vecchio continente dal punto di vista economico, politico e tecnologico.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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