13 gennaio 2017 10:32

Manca solo una settimana. Il 20 gennaio Donald Trump diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti, e mentre si avvicina la scadenza la cosa peggiore non è nemmeno il fatto che ignoriamo se quest’uomo sia controllato o meno dai servizi segreti russi.

Questo elemento non è trascurabile, ma almeno c’è un dubbio, mentre è assolutamente certo che la sua squadra sia un casino infernale. Perdonatemi questa definizione grossolana, ma come altro potrei chiamare un gruppo di ministri che dicono esattamente il contrario del presidente eletto?

Prendiamo il generale James Mattis, nominato come capo del Pentagono e segretario alla difesa da un presidente eletto che non ha mai rivolto una critica a Vladimir Putin e attacca in pubblico i servizi segreti americani. In teoria Mattis dovrebbe vedere le cose nello stesso modo, e invece no.

Un governo pieno di contraddizioni
Secondo Mattis il presidente russo sta cercando di “distruggere la Nato” e la Russia ha scelto di essere un “rivale strategico degli Stati Uniti”, dunque Washington dovrebbe essere “in grado di opporsi a Mosca se i suoi interessi fossero minacciati”. Giusto o sbagliato che sia, questo concetto non è lo stesso sostenuto da Trump. Ed ecco cosa ha dichiarato il generale a proposito dei servizi segreti americani: “Ho una grande fiducia nella nostra intelligence”, con cui “ho avuto un rapporto stretto in tutti i miei anni di servizio”.

Con il Pentagono ci saranno frizioni, ma è niente rispetto al contrasto che si annuncia con il dipartimento di stato, il ministero degli esteri. Per occupare questo incarico Trump ha scelto l’amministratore delegato di ExxonMobil Rex Tillerson, un amico personale di Vladimir Putin e da cui ci si attendevano dichiarazioni sulla stessa lunghezza d’onda di quelle del presidente eletto.

E invece no. Agli occhi di Tillerson la Russia è “un pericolo di cui i nostri alleati della Nato hanno ragione a preoccuparsi”. Tillerson non è favorevole alla cancellazione delle sanzioni economiche imposte a Mosca dopo l’annessione della Crimea, ma vorrebbe piuttosto “mantenere lo status quo fino a quando saremo nelle condizioni di capire meglio le intenzioni dei russi”.

Possiamo ipotizzare che i candidati scelti da Trump non abbiano voluto rischiare di essere bocciati dal congresso

L’armamento atomico del Giappone, che per Donald Trump non presenta controindicazioni? “Non sono d’accordo”, ha risposto Tillerson. Il registro dei musulmani, a cui Trump vorrebbe vietare l’accesso negli Stati Uniti? Il prossimo segretario di stato non è favorevole all’idea di colpire un singolo gruppo religioso. L’accordo di libero scambio transpacifico a cui il presidente si oppone? Tillerson la pensa diversamente. Inoltre il futuro capo della Cia sottolinea che la capitale di Israele è Tel Aviv, mentre Trump vorrebbe trasferire l’ambasciata statunitense a Gerusalemme.

Come possiamo spiegare la palese ammissione di questo disaccordo? Oltre a constatare l’inesplicabilità della situazione, possiamo ipotizzare che i candidati scelti da Trump non abbiano voluto rischiare di essere bocciati dal congresso, o magari hanno deciso già da ora di contrastare le fantasia del presidente prendendo in mano la situazione. Non si era mai visto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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