19 gennaio 2017 10:14

Ormai è chiaro, Donald Trump ha una visione del mondo precisa: la Cina è il nemico, conviene riavvicinarsi alla Russia e il fallimento dell’Unione europea sarebbe una buona notizia. Ma quali sono le motivazioni dell’uomo che il 20 gennaio assumerà il comando degli Stati Uniti?

Cominciamo dalla Russia. Trump ha bisogno di Mosca per isolare la Cina sulla scena internazionale: non gli importa che i russi rimettano piede in Medio Oriente, perché non ha nessuna voglia, come non l’aveva Obama, di impantanarsi in una regione il cui petrolio non è più indispensabile per gli americani. Inoltre Trump non si preoccupa più di tanto delle ambizioni imperialiste di Putin nell’ex area sovietica, perché il pil russo è molto basso e Mosca non rappresenta più un rivale economico per gli Stati Uniti, diversamente dalla Cina e dall’Unione europea.

C’è una certa logica in questa aspirazione verso un’intesa con Putin, ma il problema è che schierandosi con la Russia e proclamando “l’obsolescenza” dell’Alleanza atlantica Trump ha spinto gli europei a serrare i ranghi, compattando quell’Unione a proposito della quale ha detto “non mi interessa sapere se resterà unita o meno” perché secondo lui è stata costruita “per battere gli Stati Uniti sul piano commerciale”.

Una partita aperta
Fatta eccezione per l’estrema destra, l’Unione sta cominciando a capire che l’ombrello americano non è più garantito e Donald Trump non ha dichiarato una guerra commerciale “solo” contro la Cina e il Messico, ma anche contro l’Europa. In Germania l’industria automobilistica è sul piede di guerra da quando il presidente eletto ha deciso di attaccarla direttamente. La Polonia e gli stati baltici cominciano a nutrire i primi dubbi sul mantenimento della protezione americana davanti alla Russia. Parigi e Berlino fanno fronte comune sulla creazione di una difesa europea. Non è più impossibile che la Germania accetti che le spese militari siano escluse dal conteggio del deficit di bilancio e che i criteri di Maastricht siano ammorbiditi.

La partita deve ancora giocarsi, ma se l’Unione vorrà raccogliere il guanto di sfida, Donald Trump potrebbe involontariamente diventare il suo vero fondatore, e ancora più involontariamente potrebbe creare (e questo non ha nulla di rassicurante) un nuovo gioco di alleanze: Washington e Mosca da una parte, Pechino e Bruxelles dall’altra. Sarebbe la fine dello schieramento occidentale e di un secolo di storia.

Fortunatamente questo è solo uno dei possibili scenari, ma Donald Trump potrebbe finire per realizzarlo, perché la sua priorità è impedire che la Cina raggiunga economicamente gli Stati Uniti o che conquisti l’egemonia politica in Asia. È per questo che il presidente ha già fatto partire un braccio di ferro con Pechino sulla questione di Taiwan. Ma cosa farà se i cinesi prenderanno (come minacciato) “contromisure serie” strangolando l’economia taiwanese o aumentando la loro presenza militare nel mar della Cina? Non lo sappiamo, ma è una resa dei conti che è meglio scongiurare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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