26 gennaio 2017 09:59

Giù il cappello! Complimenti, in ordine alfabetico, a Benoît Hamon e Manuel Valls, i due finalisti delle primarie della sinistra. Il dibattito che hanno fatto la sera del 25 gennaio è stato di alto livello, nobile e senza colpi bassi, una vera discussione istruttiva e appassionata. Ma c’è un problema.

Gli argomenti Europa, Russia e Stati Uniti sono stati affrontati solo alla fine delle due ore del dibattito, e questo nonostante alcune delle proposte che abbiamo ascoltato non potrebbero mai prendere corpo senza una strategia coerente della Francia nel mondo di Trump, di Putin, della Cina di cui non si è mai parlato e di una Unione europea che deve affrontare il disimpegno statunitense, le sfide lanciate dai russi, l’eurofobia galoppante e i pericoli legati al caos mediorientale.

Le idee proposte sono sembrate del tutto teoriche e irrealizzabili, ed è un peccato tanto più che questi uomini, che secondo tanti sarebbero stati in disaccordo su tutto, si sono trovati molto vicini sulle questioni essenziali.

L’Europa deve serrare i ranghi
In politica europea e internazionale sono almeno quattro i punti di convergenza tra i due sfidanti. Il primo è che, a prescindere da Trump, gli Stati Uniti hanno stabilito ormai da un decennio che i loro interessi si decidono in Asia e precisamente nei loro rapporti con la Cina. Trump non condivide l’approccio di Obama. Secondo lui bisogna far partire un braccio di ferro con Pechino, mentre il suo predecessore voleva isolare la Cina con un accordo di libero scambio transpacifico da cui sarebbe stata esclusa, lo stesso accordo che il nuovo presidente vuole cancellare. Non sappiamo come evolverà la situazione, ma la certezza è che per gli Stati Uniti l’Europa è diventata una preoccupazione secondaria. Di conseguenza l’Europa, e su questo Valls e Hamon sono d’accordo, deve serrare i ranghi e prendere in mano il suo destino.

Il secondo punto di convergenza è che la ripresa dell’Unione deve passare per una difesa europea comune e dall’evoluzione delle politiche economiche con un aumento degli investimenti a lungo termine e della spesa pubblica e breve termine. Il terzo punto è che non possiamo sottovalutare i pericoli legati al revanscismo russo, anche se questo dovesse portare l’Europa a cercare una nuova intesa con Mosca.

Il quarto punto, infine, è che la sicurezza e la prosperità economica dell’Europa dipendono dalla stabilizzazione e dalla crescita dell’Africa e del mondo arabo, ed è imperativo che gli europei contribuiscano a sconfiggere i jihadisti e a creare posti di lavoro senza i quali la pressione migratoria diventerà insostenibile.

Questo non significa che non ci siano differenze tra Valls e Hamon, ma resta il fatto che su questi quattro punti c’è una convergenza anche con Emmanuel Macron e François Fillon. Sono i punti di convergenza verso la realtà.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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