31 gennaio 2017 09:45

Non c’è solo la Francia. Un esponente della sinistra socialista ha ottenuto la nomina del suo partito alle prossime presidenziali, e i socialisti francesi appaiono talmente divisi che la loro stessa sopravvivenza è minacciata. In questo momento i francesi pensano di essere gli unici a vivere la crisi della loro sinistra, ma forse dovrebbero guardare cosa accade in Italia, negli Stati Uniti, in Germania, in Spagna, in Grecia o in Scandinavia.

In tutte le grandi democrazie occidentali lo spettacolo è lo stesso. La sinistra è in crisi ovunque e il motivo non è legato alla presunta incapacità dei leader o alla loro tendenza a tradire gli ideali. La crisi è diffusa, dunque non può dipendere dalle singole personalità.

Se la sinistra occidentale è in difficoltà ovunque è perché le condizioni che ne avevano alimentato la forza e il successo non esistono più. Direttamente o attraverso la pressione che ha esercitato sulla destra, la sinistra ha permesso spettacolari progressi sociali nel dopoguerra, perché la ricostruzione assicurava lavoro per tutti e perché la paura del comunismo spingeva le aziende a fare concessioni.

Si impongono gli interessi delle aziende
Il rapporto di forze economico e politico era favorevole al lavoro. Così sono andate le cose negli anni del boom del dopoguerra, l’età dell’oro della sinistra, ma quei tempi sono finiti da un pezzo. La ricostruzione è stata completata a metà degli anni sessanta, l’Unione Sovietica e il comunismo non esistono più dalla fine degli anni ottanta, la riduzione delle distanze ha permesso al capitale di investire nei paesi dove i costi di produzione sono dieci volte più bassi rispetto all’occidente e la nuova rivoluzione industriale ha ridotto i posti di lavoro.

Non solo la sinistra non è più nelle condizioni di difendere l’occupazione efficacemente come un tempo, ma gli stati, a prescindere da chi li governa, incontrano sempre più ostacoli nel fare da tramite tra gli interessi del lavoro e quelli del capitale. Oggi si impongono gli interessi del più forte, ovvero quelli delle aziende.

L’unità europea è la condizione sine qua non della rinascita della sinistra

Molte persone, anche a sinistra, sono arrivate a pensare che la sinistra sia sostanzialmente morta. Ma non è così. Semplicemente la sinistra, come accadeva agli albori del movimento operaio quasi due secoli fa, deve trovare i mezzi per invertire nuovamente i rapporti di forza. In Europa la sinistra deve riuscire (e non sarà facile) a ricostituirsi su scala continentale come una potenza pubblica che possa opporsi a un capitale che non conosce più frontiere.

L’unità europea è la condizione sine qua non della rinascita della sinistra. Ovunque la sinistra deve ritrovare la fiamma dell’indignazione contro l’ingiustizia e un senso politico adeguato per creare un’alleanza tra i lavoratori dipendenti, i precari, gli agricoltori, gli imprenditori minacciati dal dumping fiscale e sociale e tutti quelli che temono che la ricerca del profitto a tutti i costi possa distruggere il nostro pianeta.

La sinistra non è morta, ma deve reinventarsi. Non si farà in un giorno, ma a ben vedere questo lento processo è già partito, in Francia e altrove.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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