02 febbraio 2017 09:58

Ormai lo hanno capito tutti. Il mondo di oggi è sommerso da interrogativi e incognite. E allora scendiamo nei dettagli, per prendere le misure, a cominciare dalla Germania.

Bilancio ed esportazioni in eccedenza senza pari, la Germania viene considerata un’isola di stabilità politica, ma da quando la socialdemocrazia ha trovato un nuovo candidato nella persona di Martin Schulz, ex presidente del Parlamento europeo, la rielezione di Angela Merkel a settembre non è più garantita. In teoria Merkel dovrebbe essere rieletta, perché i cristiano democratici restano largamente in testa nei sondaggi, ma in termini di popolarità personale Schulz è alla pari con la cancelliera. Tutto diventa possibile, perché in Germania come altrove gli elettori vogliono ribellarsi contro la disuguaglianza sociale mandando a casa i politici al governo.

Da cancelliere, Schulz cambierebbe il vento in Europa facendo passare la Germania nel campo dei sostenitori della politica di rilancio attraverso l’investimento. Nell’Unione europea la situazione può cambiare in meglio, se non fosse che nessuno sa dove andrà la Francia con una sinistra in cerca di se stessa, una destra che si è persa e l’estrema destra pronta all’imboscata.

L’incertezza è ancora più grande a Londra, dove la premier è costretta a prendere le distanze da Donald Trump, l’uomo su cui contava per far riuscire la sua Brexit sostituendo gli Stati Uniti all’Europa.

Tre potenze europee, tre punti interrogativi. Eppure, confrontata con il resto del mondo, l’Unione è un’isola di certezza.

Le idee poco chiare di Trump
A Mosca, appena un mese fa, Vladimir Putin trionfava su tutta la linea con l’elezione del suo amico Trump, la resa di Aleppo e la costituzione di un nuovo asse mediorientale tra la Russia, l’Iran e la Turchia. Tutto sorrideva al presidente russo, ma l’asse ha il piombo nelle ali perché Ankara, Teheran e Mosca non concordano sulla Siria. La Russia rischia di impantanarsi in Medio Oriente, mentre l’amico americano sembra più preoccupato di murare gli Stati Uniti che di fare fronte comune con la Russia, perché quest’idea non entusiasma il congresso e i ministri.

Ancora più incerta è la strada intrapresa dagli Stati Uniti. Questo è il più grande dei punti interrogativi. Donald Trump è fedele alle sue promesse elettorali e quindi anche alla loro totale incoerenza, di cui il miglior esempio è la politica nei confronti della Cina.

Trump vuole spingere Pechino a fare concessioni commerciali, e per questo moltiplica le provocazioni nei suoi confronti. Eppure ha fatto un enorme favore ai cinesi seppellendo l’accordo transpacifico che era stato concepito per isolare Pechino federando l’Asia attorno agli Stati Uniti. Il trumpismo, per il momento, è solo un’accozzaglia di idee poco chiare condite da un ego spropositato, e l’unica certezza è che il fronte occidentale che era stato la colonna vertebrale del mondo dagli anni settanta sta sprofondando in un caos senza precedenti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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