20 febbraio 2017 10:01

Tra le due rive dell’Atlantico i rapporti restano complicati. Gli europei e la squadra del presidente Trump sono rimasti in contatto per tutta la settimana, in occasione della tradizionale conferenza di Monaco sulla sicurezza, della riunione dei ministri della difesa della Nato e di quella dei ministri degli esteri del G20.

Tra sedute plenarie e colloqui bilaterali, gli statunitensi hanno cercato di rassicurare i loro alleati sulla Nato, la Russia e la Siria. Diversamente da Donald Trump, che aveva definito la Nato “obsoleta”, gli uomini di Washington hanno dichiarato che l’impegno degli Stati Uniti nell’organizzazione militare dell’Alleanza atlantica è “incrollabile”, e hanno assicurato di non aver alcuna intenzione di cercare un’intesa con Mosca dietro le quinte.

Inoltre Washington ha chiesto alla Russia di rispettare gli accordi di Minsk in merito alla situazione in Ucraina e si è espressa in favore di una soluzione per la crisi siriana nel quadro dell’Onu, garantendo di non voler accettare che il negoziato sia condotto esclusivamente dalla Russia.

Chi sono i veri interlocutori?
Si tratta di una presa di posizione importante, ma gli europei non si sentono rassicurati a sufficienza, perché l’atteggiamento di Donald Trump li preoccupa sempre di più.

Oggi tutte le capitali europee, a prescindere dall’orientamento politico dei suoi leader, sono quantomeno perplesse davanti ai tweet, al comportamento e alle dichiarazioni martellanti del nuovo presidente. Come molti americani e in generale come gli abitanti di tutto il pianeta, gli europei non si sono ancora abituati all’idea di dover trattare con un uomo imprevedibile. Ma questo non è il punto essenziale.

Agli occhi degli europei il primo problema è che non si sa quale sia il peso reale degli interlocutori con cui hanno parlato la settimana scorsa. Il vicepresidente, il segretario di stato e il segretario alla difesa hanno espresso le posizioni classiche dei repubblicani, ma davvero sono più influenti dei consulenti di cui Trump si è circondato e che sulla Nato, la Russia e la Siria sono perfettamente in sintonia con le promesse fatte dal presidente in campagna elettorale?

Non possiamo dirlo con certezza. Il secondo problema è che nemmeno questi interlocutori, l’ala più prevedibile della nuova amministrazione, hanno fatto nulla per smorzare la posizione ostile adottata da Trump nei confronti dell’unità europea.

Nessuno di loro ha pronunciato una sola parola di sostegno per l’Unione, limitandosi a un eloquente silenzio. Certo, meglio questo silenzio che complimentarsi per la “meravigliosa Brexit”, ma questo può significare solo due cose: che l’intera amministrazione americana considera l’Unione come un rivale da indebolire o che gli emissari di Washington non hanno alcun margine di manovra sull’argomento, perché la contrapposizione con l’Unione è troppo importante per Trump.

La terza preoccupazione degli europei riguarda la Russia. Nonostante le rassicurazioni ottenute dagli uomini di Washington, infatti, nessuno può dire con certezza che genere di accordo Donald Trump intenda negoziare con Vladimir Putin, su quali basi e a che prezzo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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