27 marzo 2017 09:47

Male per il presidente ma bene per il paese, come ha sintetizzato il New York Times il 25 marzo. È certamente un bene per gli statunitensi che Donald Trump e le diverse correnti della maggioranza repubblicana alla camera non siano riusciti ad abrogare l’Obamacare, il testo con cui Barack Obama aveva esteso la copertura medica ai 25 milioni di americani che ne erano privi anche in casi di urgenza, gravidanza e malattia grave.

Chiaramente l’abrogazione della legge non avrebbe rappresentato un passo avanti per la più ricca e potente democrazia del mondo. Allo stesso tempo si tratta di un fallimento clamoroso per un presidente che, a prescindere dalle opinioni sul suo operato politico, appare chiaramente incapace di guidare il paese.

I decreti con cui intendeva vietare l’ingresso sul territorio statunitense ai cittadini di alcuni paesi musulmani sono stati bloccati per due volte dal potere giudiziario, che li ha ritenuti discriminatori e lesivi della libertà religiosa. Il consulente di Trump per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, si è dovuto dimettere poco dopo la nomina per aver mentito sui suoi contatti con l’ambasciatore russo a Washington.

Un vuoto internazionale
A testimoniare l’aggravarsi della vicenda, il direttore dell’Fbi ha dichiarato una settimana fa che i suoi uomini stanno indagando su un possibile “coordinamento” tra il Cremlino e la squadra che si occupava della campagna elettorale del presidente.

Con il fallimento della manovra per abrogare l’Obamacare arriva la conferma che Donald Trump e i suoi collaboratori stanno improvvisando, non si preparano a sufficienza e non padroneggiano l’arte della trattativa e del compromesso politico, senza le quali non si possono prendere decisioni in democrazia. È grave – e in questo caso ciò che è bene per gli americani è un danno per gli Stati Uniti e per la stabilità del mondo – perché questo dilettantismo crea un vuoto internazionale estremamente destabilizzante perché ormai tutti i governi stranieri hanno capito che l’America è senza pilota.

Prima di scegliere di operare un taglio netto con il passato gli elettori occidentali farebbero bene a pensarci due volte

La Cina non ha più alcuna ragione di preoccuparsi per la reazione di Washington davanti alle pressioni esercitate sui vicini asiatici. La Corea del Nord non ha motivo di non portare avanti le sue provocazioni militari. La Russia può fare quello che vuole in Medio Oriente e in Europa centrale. Infine, fatto più grave di tutti, nessuno è al riparo da una possibile reazione impulsiva e rabbiosa di Donald Trump nel caso in cui una crisi economica gli desse l’illusione di poter guadagnare punti sul fronte interno mostrando i muscoli all’estero.

Questa è la prima considerazione che possiamo trarre dal suicidio politico dei repubblicani e del loro presidente. La seconda è che prima di scegliere di operare un taglio netto con il passato gli elettori occidentali farebbero bene a pensarci due volte. Le nuove estreme destre nazionaliste e “antitutto” che si stanno affermando ovunque nel mondo hanno il fascino delle urla di rabbia, ma i loro paladini, come nel caso di Trump, hanno anche il difetto di essere pieni di contraddizioni, semplicistici e troppo ignoranti per governare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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