23 gennaio 2016 12:06

Francesca Gallo, La verità in valigia (Lizard/La luna e i falò)
Negli Stati Uniti per descrivere il blues si usa spesso la definizione three chords and the truth, tre accordi e la verità, che ne riassume gli ingredienti essenziali. Questo bellissimo disco di Francesca Gallo si tiene lontano dalle coordinate stilistiche del blues, ma è realizzato usando gli stessi ingredienti. Armata unicamente della propria fisarmonica (di cui è magistrale esecutrice) e di una voce molto espressiva, Francesca ci presenta un album struggente che documenta attraverso canzoni come Io parto per la Merica, E tutti va in Francia e Sona la campanela la vita di coloro che hanno dovuto lasciare la propria casa e la propria famiglia per cercare all’estero i mezzi più elementari di sussistenza.

Storia di emigrati dall’Istria che partivano per l’America, gente che lasciava tutto senza sapere se avrebbe trovato qualcosa, storie di amori interrotti, di lacrime versate alla partenza, di sentimenti inesprimibili se non nell’ambito della canzone popolare.Gli accordi sono pochi, la semplicità di scrittura è massima, ma questa è musica che se ne frega dell’accademia, punta dritto alla parte più viscerale dell’ascolto musicale privilegiando, appunto, la verità. Melodie splendide, cantate in modo altrettanto splendido: la voce di Francesca diventa quella di mille voci, il risultato è commovente. Questo disco dovrebbe essere distribuito ovunque, anche nelle scuole, per far capire da dove veniamo e qual è la nostra tradizione, eppure non si trova con facilità nei negozi (tanto per cambiare). Francesca Gallo non è solo una grande interprete e cantante; le fisarmoniche le costruisce e ripara con lo stesso amore con cui ha affrontato questo indimenticabile repertorio, e la conoscenza intima e approfondita di questo mondo le ha permesso di realizzare un disco che durerà nel tempo.

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Frank Zappa, 200 Motels, the suites (Zappa)
Questo disco documenta la memorabile serata del 23 ottobre 2013, quando la Los Angeles Philharmonic e la Los Angeles Master chorale arrivarono davanti al pubblico della Disney concert hall, strapiena in ogni ordine di posti, per presentare le suite concertistiche composte da Frank Zappa nel 1969 per il progetto 200 Motels, un film surreale sulla vita di un gruppo rock in tour. Una partitura densissima e di estrema difficoltà esecutiva, orchestrata per un organico di dimensioni gigantesche che comprende anche un ensemble rock e un gran numero di cantanti-performer-attori. Eseguita per la prima volta dalla stessa orchestra nel 1970 sotto la bacchetta di Zubin Mehta, quest’opera riceve una stupenda rilettura di assoluta precisione da parte di Esa-Pekka Salonen, che riesce a rendere la colorata visionarietà della musica sinfonica di Zappa ancora meglio di quanto abbiano fatto direttori come Pierre Boulez e Kent Nagano. Come sempre nel linguaggio di Zappa si mescolano stilemi dell’avanguardia europea, suggestioni doo-wop, momenti rock, parodie di musica da film e mille altre cose, tutte riunite dal genio zappiano con assoluta coerenza e permeate in ogni battuta da un irresistibile senso dell’umorismo.

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Muddy Waters, Live at Fillmore Auditorium, San Francisco, 1966 (Chess)
Direttamente dagli archivi della gloriosa etichetta Chess un disco incendiario di Muddy Waters, registrato nella celebre hall di Bill Graham. A 51 anni Muddy era in piena forma e aveva musicisti di qualità altissima come George Smith all’armonica e Luther Johnson alla chitarra, e unendo la potenza della sua voce al groove elettrificato della band trascinava tutti in un repertorio che comprende classici come Hoochie coochie man, Got my mojo working, Honey bee e Long distance call, insieme a pagine meno conosciute come Forty days and forty nights, She moves me e Trouble no more. La forza delle esecuzioni fa chiudere un occhio sulla qualità non più che discreta della registrazione (del resto sulla copertina il disco è presentato come “bootleg ufficiale”). Anche se esistono centinaia di registrazioni dal vivo di Muddy Waters, ascoltarlo è sempre una gioia, grazie all’imprevedibilità del suo fraseggio vocale, alla generosità con cui ogni volta rivisita queste canzoni e alla sincerità che risplende dietro ogni nota di questo grande artista.

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