20 settembre 2013 17:00

Se l’emendamento con cui è stata approvata ieri alla camera la legge sull’omofobia sarà applicato alla razza o all’etnia o alla nazionalità apparirà più o meno così:

“La legge punisce chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione o violenza per motivi razziali, ma ne è esclusa l’applicazione per le opinioni espresse all’interno di organizzazioni di natura politica, culturale o religiosa”.

Quindi, per esempio, permetterebbe di andare in una scuola a dire qualcosa tipo: “Gli asiatici sono tutti dei peccatori che devono essere aiutati a intraprendere un cammino di chirurgia plastica per assumere tratti somatici occidentali, altrimenti andranno all’inferno”. A patto che, a parlare agli studenti, sia un vescovo o il tesserato di un partito di ultra destra.

Il deputato Ivan Scalfarotto, relatore del disegno di legge, si rallegra che ieri alla camera sia passata la prima norma che riguarda gli omosessuali nella storia del nostro paese e che in qualche modo li difende. Probabilmente è in buona fede.

Ma per me il dato più rilevante è che ieri alla camera è passata una legge che autorizza per legge la discriminazione di una parte dei cittadini. E, ahimè, non è la prima nella storia del nostro paese.

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