09 ottobre 2015 12:39

Tra due mesi nasceranno le nostre gemelle, i nomi sono decisi ma resta da scegliere chi si chiamerà come. Come si fa?–Piero

Non importa come assegnerete i nomi, l’importante è farlo prima che nascano e non lasciare spazio ai dubbi. Quando noi aspettavamo le nostre gemelle, nei mesi in cui Tara dall’altra parte dell’oceano ci aggiornava giorno per giorno su come andava la gravidanza che portava avanti per noi, i nomi erano stati scelti: Clelia e Maddalena.

Le nasciture avevano taglie differenti e non so su quale base avevamo deciso di chiamare Clelia la più piccola e Maddalena la più grande. O almeno così credevo. Quando sono nate, sotto lo sguardo commosso di Tara che ci chiedeva “allora, come le chiamate queste due piccoline”, mio marito non ha avuto dubbi: questa è Clelia e questa è Maddalena. “Sbagliato”, ho pensato io, “è il contrario”. Ma lì per lì non ho detto nulla per non rovinare la grandezza del momento. L’ospedale però non ha avuto nessuna pietà di me, e ha assegnato i nomi sui braccialetti prima che io potessi dire qualcosa. Guardavo queste frugolette di poco più di due chili poggiate una accanto all’altra sul letto e gli dicevo: “Tu non sei Clelia, sei Maddalena. E tu non sei Maddalena, sei Clelia”.

Mi ci è voluta una settimana per abituarmi all’idea, ma oggi ovviamente non potrei neanche immaginarle con i nomi scambiati. Perché il bello del nome di un neonato è proprio questo: non importa quale e come si sceglie, una volta che gli si appiccica addosso diventa l’unico possibile.

Questa rubrica è stata pubblicata il 9 ottobre 2015 a pagina 14 di Internazionale, con il titolo “Il destino di un nome”. Compra questo numero | Abbonati

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