15 aprile 2016 14:26

Seguo la tua rubrica da tempo e ho una domanda delicata da farti: cosa avreste fatto se durante le gravidanze aveste scoperto che c’erano anomalie nello sviluppo del feto?–Elena

Visto che segui la mia rubrica, saprai che i miei tre figli sono nati con la gestazione per altri. Tara, la donna che li ha partoriti, durante la gravidanza per le gemelle ha fatto tutti gli esami del caso e quindi non ci siamo posti il problema. Alla seconda gravidanza, arrivati alla decima settimana, le ho chiesto notizie sull’amniocentesi. “Ne ho parlato giusto ieri con il mio ginecologo”, mi ha risposto, “e lui ha detto: ‘Va fatta solo nel caso in cui i genitori volessero interrompere la gravidanza in presenza di anomalie nel feto. Ma con tutto quello che hanno fatto per avere questo bambino, immagino che per loro non sia così’”. Tara ha aggiunto che la scelta spettava a noi, e che il suo medico, seppur perfettamente a suo agio con la gestazione per altri, era contrario all’aborto.

L’amniocentesi alla fine non l’abbiamo fatta, ma poi a pochi giorni dal parto me ne sono pentito amaramente, perché mi sono reso conto che invece di fare una scelta ragionata, ci eravamo lasciati influenzare dal giudizio etico di un medico. Non so cosa avrei fatto se ci fossero stati problemi, certe situazioni bisogna viverle sulla propria pelle per capirle. Ma sono convinto che bisogna mettersi nella condizione di sapere se ci sono delle anomalie e poi scegliere in modo indipendente. Perché le decisioni sulla gravidanza – compresa quella di interromperla o di portarla avanti per aiutare qualcun altro – spettano alla donna incinta e non ai medici o ai politici.

Questa rubrica è stata pubblicata il 15 aprile 2016 a pagina 14 di Internazionale, con il titolo “Scelte consapevoli”. Compra questo numero | Abbonati

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