06 gennaio 2017 13:29

Cosa ne pensi dell’ora di religione alla scuola materna? Quando ho scoperto che esisteva ho pensato: per amor del cielo, la religione alla materna no! Esagero?

–Marco

Poche settimane fa mio figlio di cinque anni è tornato a casa con un lavoretto di Natale: una grossa candela rossa piantata in un’arancia decorata, che mi ha riempito di orgoglio paterno. Orgoglio che si è dissolto quando lui mi ha spiegato: “La candela è rossa come il sangue di Gesù, che è morto la notte di Natale”. “Morto?”, gli ho fatto io. “Sì, è morto Gesù, sono morti i pastori, sono morti tutti”. E quando gli ho chiesto chi l’avesse ucciso, ci ha pensato un po’ e poi mi ha risposto in tono grave: “Gli indiani”.

L’anno scorso ho dovuto discutere con una delle mie figlie che si rifiutava di partecipare alla recita di Natale della scuola in quanto non cristiana. Mentre cercavo il modo giusto di prendere il discorso, la sorella gemella le ha detto in malo modo: “Ma falla finita, è solo una leggenda! Una favola! Fai questa recita e basta!”.

Secondo la mia esperienza, parlare di religione ai bambini troppo piccoli non ha molto senso. È come parlargli di politica o di sesso: sono dimensioni che fino a una certa età non hanno gli strumenti per capire e interpretare, e si finisce per confonderli. In più in Italia, dove spesso sembra non esserci una distinzione netta tra potere politico e autorità religiosa, l’insegnamento della religione nelle scuole rischia sempre di diventare qualcosa di più che una semplice introduzione alla spiritualità.

Questa rubrica è stata pubblicata il 6 gennaio a pagina 14 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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