24 novembre 2017 15:08

Come posso educare mia figlia al femminismo in un mondo che sbava dietro a personaggi come Chiara Ferragni? –Flavia

C’è un dramma silenzioso che si sta consumando sotto i nostri occhi: le vendite di Barbie sono in calo irreversibile. Il gioco preferito di tutte le bambine è entrato in una fase di declino perché le ragazzine tra gli otto e i dodici anni hanno smesso di giocare con le bambole e sono passate agli accessori da pre adolescenti e ai tablet. E così, dopo essere stata per decenni al centro di accesi dibattiti sul suo valore educativo, oggi Barbie è celebrata con affettuosa nostalgia da stilisti e musei come icona di un’era dell’innocenza svanita per sempre.

Ma veniamo a Chiara: giovane, bella, bionda, dotata di un guardaroba apparentemente infinito e di un fidanzato oggetto. Invitata alle feste esclusive, proprietaria di case in varie parti del mondo e padrona di un adorabile cagnolino, Chiara Ferragni è un brand a tutti gli effetti. Ti ricorda qualcuno? Chiara fa esattamente quello che ha fatto prima di lei Barbie, ma anche Cenerentola o Lady D: vende una favola a un mondo affamato di apparenza. Ma a differenza di chi l’ha preceduta, dietro al suo successo almeno non c’è una multinazionale o una famiglia reale. E soprattutto non ci sono uomini, c’è solo lei.

Anche se il suo mestiere è vendere vestiti e non battersi per un mondo migliore, per le ragazzine può comunque essere un modello d’indipendenza. E invece di attaccarla potremmo riconoscerne i meriti prima dell’inevitabile riabilitazione nostalgica che avverrà in futuro.

Questa rubrica è stata pubblicata il 24 novembre 2017 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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