01 novembre 2016 14:15

Ci sono immagini che sono il riassunto di ciò che in segreto vorremmo. Ora che Barack e Michelle Obama stanno per lasciare la bianchissima Casa del potere, paiono la sintesi perfetta di ciò che di bello e di buono sono capaci gli esseri umani. Inutile per ora valutare cosa ha fatto realmente lui, cosa ha fatto realmente lei, sembrerebbe il gesto di un pazzo che fa a pezzi un’opera d’arte.

Entrambi sono di sicuro riusciti in un’impresa il cui valore politico è straordinario: attraverso le loro figure pubbliche la potenza americana ha dato di sé la versione più seducente, più benevola. L’antiamericanismo d’occidente è diventato fioco. Nessuna gaffe, nessuna chiacchiera volgare li ha guastati. Mezzo mondo li ama perché hanno messo in scena, con una naturalezza mai vista prima, la faccia sana del potere, e lo spettacolo è così ben riuscito che, se capita, si fa la fila per ore con la speranza di sfiorarli almeno con lo sguardo.

Non c’è nessuno all’orizzonte, in questo momento, che possa fare meglio di Michelle e Barack, tranne Michelle da sola. Di lei, al museo di storia americana di Washington, si espone poco, per ora: solo l’abito bianco del 2009, chiffon, fiori d’organza e cristalli Swarovski. Quanto a lui, nello stesso museo un sondaggio tra i visitatori gli assegna il terzo posto, subito dopo Washington e Lincoln, tra i presidenti che hanno efficacemente governato.

Questa rubrica è stata pubblicata il 28 ottobre 2016 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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