08 novembre 2016 15:19

I terremoti, che di colpo strappano all’espressione “stare coi piedi per terra” la sua vecchia tonalità rassicurante lasciandoci con un sacro terrore, hanno sempre avuto la capacità di farci sentire la necessità di un dio. Il quale però, appena fa capolino, disorienta.

Se dio infatti desse uno scrollone a danno dell’intero genere umano, sarebbe tutto chiaro. Ma non è così: lui seleziona in base a una sua lungimirante mappatura del bene e del male, e colpisce. Di qui la teoria che i disegni divini non li possiamo capire, anche se hanno sempre una loro buona ragione. Buona ragione che, almeno per i terremoti d’Italia, un ministro israeliano ha individuato nel pessimo modo in cui il nostro governo ha votato all’Unesco. Parole a vanvera di un politico? Mah.

Le formule “dio è con noi”, “dio lo vuole”, non solo risuonano sulla bocca dei potenti da tempo immemorabile, ma sono a tutt’oggi capillarmente diffuse al nord
e al sud, in oriente e in occidente. È credenza radicatissima che dio vuole il nostro bene e il male degli altri. È credenza radicatissima che dio è con noi contro altri “noi” che – peggio per loro – hanno sbagliato dio. Si preferisce, insomma, la tesi della morte e della distruzione distribuite secondo l’oculatissima volontà divina, alla constatazione che noi tutti, noi genere umano, siamo animaletti casuali sopra una scheggia che gira ottusamente in tondo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 4 novembre 2016 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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