26 aprile 2017 19:12

Ci siamo convinti che lo scandalo di Bruciare tutto, il nuovo libro di Walter Siti, sia nel modo in cui è affrontata la pedofilia. Ma forse più che la parabola di Leo – prete che ha gli anni di Cristo, che ha ceduto una volta al desiderio pedofilo, e che in seguito resiste alla tentazione fino a respingere un bambino che perciò si uccide – dovrebbe scandalizzarci l’ampia rappresentazione del comune abominio quotidiano che le fa da sfondo.

Se questa sorta di teologia della tentazione prende la forma di un memorabile abilissimo romanzo è perché don Leo, pur di sfuggire al suo stesso corpo, si carica del vero cilicio, cioè lo stato attuale del mondo. Le prime duecento pagine del libro, le più belle e compatte, sono una plausibilissima documentazione di come sia il creato in sé il peccato originale, di come noi creature viviamo in modo corrotto, di come, per quanto ci si impegni, resistere non serva a niente, di come ogni organismo ormai bruci tutto di desiderio guasto, di come ogni cosa, proprio ogni cosa, se vuole purificarsi e rifondarsi, debba bruciare vuoi in un grande calore eucaristico, vuoi in un falò avviato dalla benzina, vuoi in un tumulto di miseria e ricchezza con esiti nucleari. Questo realistico quadro senza scampo, ottenuto sommando l’estremismo delle religioni e i mali della polis, chissà perché non ci scuote, non suscita dibattito.

Questa rubrica è stata pubblicata il 21 aprile 2017 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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