16 maggio 2017 15:31

Dato un corpo politicamente sano, ecco che si diffonde un morbo distruttore. La metafora della malattia è immarcescibile nei dibattiti sul pessimo stato del mondo. Grazie a essa Trump, Le Pen, Grillo, Salvini, Berlusconi, Renzi diventano tutti batteri figurali. Ma è utile esprimersi così?

Prendiamo per esempio la confabulazione, un disturbo che si manifesta in chi, per colmare i vuoti della memoria malmessa, inventa senza volerlo fatti mai accaduti. Questa sindrome ha una sua nobiltà letteraria, il vocabolo è stato usato da Fernanda Pivano per le bugie di Hemingway, il quale, appena percepiva una crepa nella costruzione della sua identità di macho – crepa da cui sono filtrate le sue pagine migliori – subito inventava frottole sincere per consolidarla. Dilatiamone ora il senso e proviamo a farne una metafora politica. Le fake news, da lerce bugie, diventano bisogno di completare con la fantasia il ritratto del mondo degenerato. Il discorso di Macron, da chiacchiera del vincitore, si fa invenzione del leader salvifico a uso della Francia di scarsa memoria.

Insomma ogni manifestazione verbale della democrazia rappresentativa si muta sulla carta in confabulazione, cioè malattia. Ma la metafora del morbo non rimanda sempre a un corpo in precedenza sano e quindi da riportare in salute? Il problema allora è: quel corpo, prima, era sano? Meglio uscire di metafora.

Questa rubrica è stata pubblicata il 12 maggio 2017 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it