27 ottobre 2014 22:42

Sean O’Hagan del Guardian ha chiesto ad alcuni fotografi quali fossero i loro libri fotografici preferiti.

Sentimental journey, 1971.

Nan Goldin è stata a lungo ossessionata da Poste restante dello svedese Christer Strömholm. Pubblicato nel 1967, è diventato uno dei testi più collezionati dagli appassionati. Strömholm è considerato un maestro nel dare una forte impronta intima e umana nella street photography. Goldin lo ricorda così: “Vide una mia presentazione negli anni ottanta e disse ‘Ecco qualcuno con un ego grande quanto il mio’”.

Cristina de Middel, reduce dal successo mondiale di The afronauts, racconta che Diane Arbus’s revelations l’ha rapita per molto tempo. Il libro, scritto da Elisabeth Sussman con la collaborazione di Noon Arbus, è una cronologia illustrata arricchita da istantanee, appunti, autoritratti, lettere e provini a contatto, che racconta in maniera originale un’autrice discussa e provocatoria.

Per Martin Parr, New York 1954-55 di William Klein è un libro unico, che ha avuto un impatto fondamentale sul suo modo di guardare il mondo. Quando uscì fece storcere il naso a molti ma molti altri rimasero folgorati dal bianco e nero contrastato e sgranato.

Un po’ a sorpresa, il preferito di Juergen Teller è Sentimental journey, in cui il fotografo giapponese Nobuyoshi Araki ha documentato la relazione con la moglie Yoko, dalla luna di miele fino alla morte della donna. Per Teller, noto per lo stile crudo e irriverente, questa è un’opera che parla di amore, tristezza, morte e speranza. Insomma, è la vita, non solo uno stupido libro fotografico.

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