18 luglio 2016 19:00

Tito Faraci, Enrique Breccia, Tex. Capitan Jack
Sergio Bonelli Editore, 240 pagine, 6,50 euro

Notevole, anche se un po’ al di sotto delle aspettative, questo Tex gigante annuale. Il nostro augurio è un successo per questo Capitan Jack, su sceneggiatura di un esperto della Bonelli, Tito Faraci, che restituisca a un maestro come l’argentino Enrique Breccia la voglia di tornare a opere più ambiziose. Qui non c’è il pathos, il sentimento di predestinazione e l’ispirazione quasi da trance di Pasquale Frisenda, autore con Mauro Boselli del Tex gigante Patagonia.

C’è troppa arte applicata, i personaggi sono piuttosto freddi, a tratti algidi. Forse è anche voluto perché Breccia vuol fare di tutti – di Tex e Kit Carson, degli altri bianchi e soprattutto degli indiani e di Capitan Jack, resistente meno noto di altri capi indiani – delle maschere della morte, che si confondono con le maschere della cultura popolare amerindia fino a essere dei fantasmi, delle emanazioni di un mondo perduto. In questo riesce e ci sono notevoli sequenze d’atmosfera e d’azione rarefatta, sospesa, nel deserto di rocce, crepacci e burroni dei Lava Beds, dove Capitan Jack cercò di mettere in trappola l’esercito statunitense.

Imperdibile, nell’insieme. Manca, però, l’empatia per restituire a questa poco nota vicenda storica il sentimento di tragedia e al lettore l’impressione di perdersi in quelle lande di morte.

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