01 novembre 2013 19:01

Non c’è dubbio che Anna Maria Cancellieri sia un’esemplare servitrice dello stato. Lo ha dimostrato come prefetto a Bologna e Parma e nel difficile ruolo di ministra dell’interno. Ma ora è nell’occhio del ciclone per un intervento a favore di Giulia Maria Ligresti, arrestata insieme ad altri familiari per un falso in bilancio di quasi mezzo miliardo di euro.

“Conta su di me”, dice Cancellieri rassicurando la sua vecchia amica Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, in una telefonata intercettata. In cosa consiste il discusso intervento della ministra? “Ho sensibilizzato due vicedirettori dell’amministrazione penitenziaria sullo stato di salute precario della detenuta”, che soffre di anoressia e in carcere ha smesso di mangiare, spiega Anna Maria Cancellieri ai magistrati che la interrogano sui motivi del suo “intervento umanitario doveroso”. E si difende: “Mi sono comportata nello stesso modo quando al mio ufficio sono pervenute segnalazioni sullo stato psicofisico di altri detenuti”.

Il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli mette le mani avanti: “La concessione degli arresti domiciliari alla Ligresti non è da collegare all’intervento del ministro”. C’erano un referto medico, un nulla osta della procura e una pena già patteggiata. Ora piovono le critiche e le richieste di dimissioni. Il Movimento 5 stelle annuncia una mozione di sfiducia.

La ministra è disposta a spiegare tutto in parlamento. Il senatore Luigi Manconi del Partito democratico attacca i “garantisti a corrente alterna”. Non c’è dubbio che si tratta di un caso limite, aggravato dal fatto che Piergiorgio Peluso, figlio della ministra, è stato per un anno direttore generale di Fondiaria Sai, congedandosi con una liquidazione di cinque milioni di euro.

È ovvio che Cancellieri non ha violato nessuna legge. E sappiamo che da mesi si attiva per la soluzione della gravissima situazione carceraria, illustrata qualche giorno fa in una lettera illuminante di un ex imprenditore, che sul Corriere della Sera ha raccontato la sua ingiusta detenzione a San Vittore.

Ma l’altissimo numero di suicidi ci suggerisce che sono migliaia i detenuti il cui stato psicofisico può essere definito come precario. L’intervento di Anna Maria Cancellieri è da condannare? È senz’altro discutibile e forse è utile riflettere su come ognuno di noi avrebbe reagito in una situazione simile, tra affetti personali e l’obbligo di neutralità imposto dalla carica istituzionale.

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