27 marzo 2014 18:57

L’idea iniziale di Alexis Tsipras era convincente: creare in Italia una lista di sinistra da candidare alle europee, proposta dalla società civile e senza politici. Lista che non doveva diffondere il solito populismo antieuropeo, ma proporre un cambiamento profondo delle istituzioni europee. L’idea ha riscosso consensi e speranze nell’area a sinistra del Partito democratico. Un comitato di garanzia con Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Marco Revelli e altri noti intellettuali doveva essere la scintilla per far decollare l’ambizioso progetto.

Ben presto la lista è riuscita anche a trovare candidati dai nomi eccellenti: Barbara Spinelli, Curzio Maltese, Giuliana Sgrena, Ermanno Rea, Moni Ovadia, Andrea Prosperi, Valeria Parrella e altri. Tra gli entusiasmi iniziali il progetto sembrava avviato a un inatteso successo. Diceva Spinelli: “La lista Tsipras punta al 10 per cento per essere l’ago di bilancia in Europa”. Al parlamentare greco sembrava essere riuscito un autentico miracolo. Ma ben presto l’immancabile settarismo della sinistra ha preso il sopravvento secondo il motto di Jannacci: “Vengo anch’io!”, “No, tu no”.

Il comitato dei garanti si è diviso sulle candidature di Sonia Alfano e Luca Casarini. L’icona antimafia ha protestato con veemenza contro la sua esclusione, mentre l’inclusione del leader no global ha causato notevoli malumori. Andrea Camilleri ha smentito la propria candidatura. L’imprenditrice siciliana Valeria Grasso è stata esclusa dalla lista perché avrebbe partecipato a un’iniziativa di Fratelli d’Italia. Ha reagito con indignazione: “Non mi hanno neanche avvisata”.

Poi Antonia Battaglia, nota attivista di Peacelink di Taranto, ha ritirato la sua candidatura perché “incompatibile” con quella di due rappresentanti pugliesi di Sel. Battaglia ha protestato con una lettera al vetriolo a Tsipras. Infine Camilleri e Flores D’Arcais sono usciti dal comitato dei garanti perché ignari dello scambio di lettere. Sconsolata la direttrice del Manifesto, Norma Rangeri: “Mi cascano le braccia”. Ma si sa che dividersi è da sempre una specialità della sinistra.

Molti simpatizzanti inoltre sono rimasti delusi quando hanno saputo che i candidati famosi dovevano servire solo come specchietto per le allodole. Barbara Spinelli: “Lasciamo il posto ai candidati, che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles la nostra voce”. Ma i problemi non sono finiti lì.

Sfumato l’entusiasmo, la lista sta incontrando notevoli difficoltà anche nella raccolta delle 150mila firme necessarie per la candidatura. In ogni circoscrizione elettorale ne devono essere raccolte trentamila, con un minimo di tremila in ogni regione. Impresa facile in Lombardia, con 10 milioni di abitanti, ma ardua nella Val d’Aosta, che ne ha 125mila. Se lì la raccolta fallisse, la lista non si potrebbe presentare nell’intera circoscrizione nordovest. Ci sono problemi simili anche in Friuli e in Sicilia, dove sabato sbarca Alexis Tsipras per favorire la raccolta.

Spinelli si è rivolta alla presidente della camera Laura Boldrini che mercoledì ha ricevuto una delegazione della lista che chiede un emendamento della legge elettorale in discussione alla camera. Ma nessun partito sembra disposto a favorire la propria concorrenza. Nel frattempo Il premio Oscar Nicola Piovani ha prodotto un video che esorta a firmare per sostenere la “Lista per un’altra Europa”. Ma ormai il progetto traballa e la lista rischia addirittura di rimanere sotto la soglia del 4 per centro necessaria per andare a Bruxelles.

Un sondaggio Emg per La7 la dà al 2,9 per cento, secondo Datamedia non supera il 3,7 per cento. Una vicenda sintomatica di veti incrociati, divisioni e rigidità ideologiche che ricorda fatalmente la vicenda Ingroia: dalle stelle alle stalle.

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