02 ottobre 2014 15:00

“La sentenza? Salutatemela”. Per l’ex procuratore Luigi De Magistris la condanna per abuso d’ufficio non è una sentenza da rispettare, ma “un attacco istituzionale così virulento che dobbiamo fare resistenza. Non mi dimetto, farò il sindaco di Napoli fino al 2016 e mi ricandiderò”.

È patetico il polverone mediatico con il quale il sindaco reagisce alla sua sospensione ordinata dal prefetto. Politicamente isolato e con un bilancio fallimentare, De Magistris tenta di riproporsi nel ruolo del Masaniello guascone con la bandana, con cui aveva vinto le elezioni comunali più per autolesionismo dei suoi concorrenti che per merito proprio.

Privo di una maggioranza stabile e senza un partito o movimento di riferimento, solo pochi giorni fa e dopo una lunga notte movimentata il sindaco è riuscito a far approvare al consiglio comunale il bilancio, giusto in tempo per evitare il commissariamento.

Eccentrico e autoreferenziale, De Magistris ha rotto con quasi tutti i componenti della sua giunta. “È solo un sindaco senza più consenso. Non fatene un magistrato martire”, commenta il consigliere Pietro Rinaldi, che vuole raccogliere le firme necessarie per imporre lo scioglimento del consiglio comunale.

Anche Marco Travaglio, che aveva sostenuto la candidatura di De Magistris, ora lo invita a lasciare: “Sono decine i consiglieri regionali, provinciali e comunali sospesi per una condanna in primo grado. E la legge é uguale per tutti, come De Magistris ben sa, avendo fatto della costituzione il faro della sua vita professionale”.

Ma l’ex procuratore di Catanzaro, che con la sua inchiesta “why not” sognava le manette per ministri e parlamentari, resiste furibondo e annuncia un ricorso al Tar. Il fronte dei suoi simpatizzanti però si è dissolto da tempo. Il bilancio negativo del sindaco mette d’accordo imprenditori e sindacati: “Una città ferma e in ginocchio, con un diffuso degrado e dozzine di progetti pubblici fermi”.

L’associazione nazionale magistrati condanna il comportamento dell’ex collega, campione di quel giustizialismo per cui un politico dovrebbe dimettersi anche solo per l’ombra di un sospetto.

Il 2 ottobre il sindaco si è presentato in conferenza stampa come “vittima di una democrazia malata”, annunciando l’intenzione di “resistere di fronte a un’illegalità così enorme”. Ha annunciato che farà “il sindaco per strada” e che attenderà la prescrizione, in arrivo tra pochi mesi. Ma anche così De Magistris non eviterà certo il tramonto della deludente stagione dei magistrati in politica, che aveva già visto cadere i suoi colleghi Antonio Di Pietro e Antonio Ingroia, affetti da un uguale morboso eccesso di autostima.

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