24 ottobre 2014 15:30

Per spiegare la crisi delle istituzioni democratiche basta leggere la cronaca della giornata lavorativa di un deputato.

“Se il parlamento chiude per sei mesi forse nessuno se ne accorge”.
Ha destato parecchio scalpore la frase di un personaggio solidamente istituzionale come Piero Fassino, che chiede di “ripensare le forme della democrazia politica.

Oggi partiti, sindacati e associazioni di categoria sono in crisi. Il parlamento ha perso la sua centralità perché la decisione politica è cambiata nelle due variabili dello spazio e del tempo. Anche la legge più giusta arriva sempre troppo tardi”.

Come funziona il parlamento tra assenti, dissidenti e transfughi lo descrive con ironia ed efficacia il senatore di Bolzano Francesco Palermo, raccontando una delle sue giornate inutili e frustranti a palazzo Madama.

Palermo, costituzionalista e professore universitario non iscritto a nessun partito, è stato candidato comune di Partito democratico e Südtiroler volkspartei.

Nel suo sfogo, pubblicato sul sito bilingue altoatesino salto.bz, mette il dito nella piaga dei rituali inutili:

Finalmente in aula. Si discutono mozioni nobilissime sul dissesto idrogeologico, piene di buone intenzioni che non serviranno a niente se non a impegnare il governo a impegnarsi. Per fortuna ho appuntamento in un ministero per cose auspicabilmente più utili.

Come non detto: chiamata dell’ultimo minuto, appuntamento rinviato. Dopo i lavori in commissione riprende l’aula. Celebrazione di un ex senatore defunto. Un minuto di silenzio e un’ora di interventi commemorativi. Applausi. Poi solite schermaglie su numero legale, qualche insulto e via a chiudere le mozioni.

Ma prima le dichiarazioni di voto, in cui si ripete quanto già detto in discussione. Poi finalmente il voto. Sono le 19.30. E finalmente si riprende con l’esame della riforma della giustizia civile (anzi: ‘misure urgenti di degiurisdizionalizzazione’, orrore!), su cui si è dibattuto per giorni. Replica il relatore, replica il ministro.

Un’altra oretta. Poi, come tutti sapevano, il governo presenta un maxiemendamento che riscrive interamente il testo e pone la fiducia.

Sospensione, riunione dei capigruppo per modificare il calendario, ripresa dei lavori, contestazione del calendario, voto sul calendario, richiesta di voto elettronico, verifica del supporto, votazione, approvazione del calendario.

Sono le 21.30 e per oggi basta. Il giorno successivo si discuterà sul voto di fiducia, e visto che non si è discusso abbastanza tutti riprenderanno la parola per ripetere quanto detto durante la discussione sul vecchio testo.

Poi si procederà al rito ormai settimanale della fiducia su un testo che non si è fatto in tempo a studiare. E saltano i lavori di commissione e le altre attività programmate, che andranno riprogrammate per essere nuovamente riprogrammate la volta successiva.

Penso che si potranno fare tutte le riforme con le migliori intenzioni, ma se non cambia l’approccio di fondo alla vita, al lavoro e al tempo servirà a poco o nulla.

Mi sembra inutile aggiungere altro.

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