06 ottobre 2016 12:43

Venerdì pomeriggio, durante il dibattito sui populismi al cinema Apollo di Ferrara, Amira Hass era seduta tra il pubblico e prendeva appunti freneticamente. Sul palco discutevano Jonathan Freedland, Natalie Nougayrède e David Rieff. Spiegando le ragioni del successo di Donald Trump, Freedland, giornalista del Guardian, ha ricordato che il candidato repubblicano usa un vocabolario estremamente limitato.

Un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon university ha analizzato i discorsi di tutti i candidati alle presidenziali arrivando alla conclusione che la struttura grammaticale delle frasi di Trump corrisponde a quella di un bambino di undici anni. Non significa che questo sia il grado di sviluppo intellettuale del candidato repubblicano, anzi: significa solo che, usando parole e frasi molto semplici, Donald Trump riesce a farsi capire da tante persone indipendentemente dal loro grado di istruzione. E vuol anche dire che chiunque voglia fermarlo non dovrebbe usare parole troppo difficili e frasi complicate, altrimenti sarà capito da meno persone e le sue idee avranno la possibilità di convincere meno elettori.

C’è poca relazione tra la ricchezza del vocabolario e la complessità dei temi che si trattano (si può parlare di cose difficilissime usando poche parole), così come l’uso di un linguaggio semplice non è per forza indice di buone idee: con parole comprensibili a tutti si può tentare di cambiare il mondo e renderlo un posto migliore ma lo si può anche trasformare in un inferno scatenando guerre e carestie. Inoltre il candidato repubblicano ha dalla sua parte un linguaggio politico e un clima culturale profondamente maschilisti. Per rendersene conto basta provare a immaginare come reagiremmo se Trump fosse una donna.

Subito dopo il primo dibattito tra lui e Hillary Clinton, qualcuno, su Facebook, si è divertito a invertire le parti: “Immaginate una donna che si presenti a un dibattito presidenziale impreparata, tirando su con il naso come una cocainomane e interrompendo l’avversario settanta volte. Immaginate che abbia avuto cinque bambini con tre uomini diversi, che li abbia traditi più volte, che molte sue aziende siano fallite, che non abbia pagato le tasse e che si sia arricchita con la crisi immobiliare in cui migliaia di famiglie hanno perso la casa. E immaginate ancora una cosa: che non abbia mai avuto nessuna esperienza di governo in tutta la vita”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 7 ottobre 2016 a pagina 7 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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