La città di New York, dove Donald Trump ha preso il 18 per cento dei voti contro il 78 di Hillary Clinton, prevede di spendere un milione di dollari al giorno per garantire la sicurezza del nuovo presidente e della sua famiglia, almeno finché la moglie Melania resterà a viverci per consentire al figlio Barron, che ha dieci anni, di finire lì la scuola.
Nel frattempo, nella Trump tower – il grattacielo di 58 piani al numero 721 della Quinta strada, residenza privata di Trump e suo quartier generale – è tutto un via vai di politici e imprenditori fotografati mentre sorridono entrando in uno degli ascensori dorati.
Tra i vari incontri, il 14 dicembre è stata la volta di tredici dei più importanti manager della Silicon valley. “Siete davvero un gruppo di persone sensazionali”, ha detto Trump accogliendoli. E la risposta è stata all’altezza. “Sono entusiasta all’idea che questo presidente possa innovare davvero”, ha detto Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post. Tim Cook, della Apple, ha detto che non vedeva l’ora di “parlare con il presidente eletto delle cose che possiamo fare per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi”. Sheryl Sandberg, di Facebook, ha detto di essere “contentissima di parlare di posti di lavoro”.
Dopo averlo osteggiato e sbeffeggiato in campagna elettorale, devono aver cambiato idea. “È stato il momento in cui i tanto celebrati princìpi della Silicon valley hanno incontrato la realpolitik. E il risultato non è stato particolarmente gradevole”, ha scritto Quartz. Anche perché c’è da capire come tutto questo entusiasmo si combinerà con alcuni temi particolarmente delicati: la sicurezza informatica, la sorveglianza di massa, la neutralità della rete e perfino l’immigrazione, vista la quantità di informatici che da tutto il mondo arrivano nella Silicon valley.
Sullo sfondo, dettagli come norme antitrust meno severe oppure la possibilità di far rientrare miliardi di dollari di profitti parcheggiati all’estero per evitare le tasse. Il sospetto è che lo spirito innovativo e un po’ ribelle che in passato sembrava caratterizzare i colossi tecnologici non fosse altro che un’abile mossa di marketing. E che al dunque, come diceva Gianni Agnelli, gli imprenditori sono governativi con qualsiasi governo.
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