09 settembre 2014 13:45

Varie persone ci hanno scritto dopo aver letto l’articolo sulla Olivetti (Internazionale 1065): “Camillo Olivetti fondò l’azienda nel 1908 per produrre macchine da scrivere”, si legge a pagina 38. Ma non è più giusto dire “macchine per scrivere”? A rigore, sostengono alcuni lettori, se “i piatti da lavare” devono essere lavati e un “libro da sfogliare” chiede di essere sfogliato, una macchina da scrivere dovrebbe essere scritta! Invece serve a scrivere.

Certo, esistono le scarpe “da calcio” e le sale “da ballo” . Ma in questi casi da non è seguita dall’infinito, come in “macchina da scrivere”: non esistono “scarpe da calciare” o “sale da ballare”. Non importa, spiega l’Accademia della Crusca: “Sia quando è seguita da un infinito che quando è seguita da un sostantivo, la preposizione da può essere usata per indicare lo scopo, la destinazione dell’oggetto di cui si parla, l’uso o la funzione a cui esso è adibito”.

Infatti “macchina da scrivere” lo dice un sacco di gente (e la maggior parte dei dizionari non ha nulla da eccepire), anche se a usarla sono rimasti in pochi. Tra questi c’è il giornalista Gianni Mura, che dalla redazione di Repubblica racconta: “In generale la chiamo macchina da scrivere, ma le mie hanno sempre avuto un nome: Maria, Marina, Martina (rubata a Liegi nel 2003) e adesso Carlotta”.

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