20 gennaio 2015 15:45

Mustapha Ourrad aveva sessant’anni e due figli. Faceva il correttore di bozze a Charlie Hebdo. È morto insieme ad altre undici persone nell’attentato di mercoledì 7 gennaio.

Quel giorno non avrebbe dovuto essere nella sede del giornale: in genere ci andava il lunedì, per rivedere le pagine prima che fossero spedite in tipografia. Ma la scorsa settimana partecipava alla riunione di redazione perché stava lavorando a un numero speciale. Era nato ad Aït Larba, in Algeria. Più precisamente in Cabilia, come amava ricordare. Orfano, era arrivato in Francia a vent’anni grazie a un viaggio pagato dai suoi amici. Dopo un inizio difficile, aveva cominciato a collaborare con giornali e case editrici.

Le persone che hanno lavorato con lui lo ricordano come un autodidatta erudito, appassionato di filosofia e di letteratura francese, gentile, riservato e autoironico. “Quando avevo bisogno di un consiglio sulla lingua, era sempre un interlocutore acuto”, ha detto a Le Monde un’ex collega della rivista Viva, dove Ourrad aveva lavorato per anni. Sul comodino teneva una copia di Mendicanti e orgogliosi di Albert Cossery. Gli amici lo chiamavano Mustapha Baudelaire. Lui si definiva un “ateo sufita”. Aveva da poco ottenuto la cittadinanza francese.

Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2015 a pagina 10 di Internazionale, con il titolo “Un correttore dalla Cabilia”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it