22 dicembre 2011 00:00

**Stefano Liberti,* Land grabbing. Come il mercato delle terre crea il nuovo colonialismo***

Minimum fax, 244 pagine, 15 euro

In giro per il mondo chi ha soldi da investire punta sempre di più sulla terra. Le ragioni di questo accaparramento sono tante: la crescita della popolazione, che provoca una domanda sempre maggiore di cibo cioè di prodotti agricoli; le crisi finanziarie, che spingono a spostare capitali dalla finanza alle materie prime e poi alla fonte stessa della loro produzione; la crescita delle diseguaglianze, che rende sempre più vantaggioso acquisire beni fondiari in regioni e paesi in cui oltre alla terra, che magari è concentrata in poche mani, costa poco anche la manodopera.

I meccanismi che legano i diversi livelli del fenomeno sono chiariti efficacemente da questo libro di Stefano Liberti, che riporta notizie fresche dai luoghi presi d’assalto (come l’Etiopia), dai paesi da cui provengono gli accaparratori (come l’Arabia Saudita), dai centri in cui si decidono i prezzi dei prodotti agricoli (come Chicago o Ginevra) o si discute sulle regole di questo mercato in espansione (come Roma, sede della Fao).

Contro chi ritiene che si tratti di un gioco in cui possono vincere tutti: investitori, contadini e paesi in via di sviluppo, economia reale e sicurezza alimentare, Liberti sottolinea che con il trionfo di questo nuovo modello, che privilegia le fattorie industriali a svantaggio dei piccoli produttori organizzati in modo più tradizionale, rischiano di rimetterci in parecchi.

Internazionale, numero 929, 23 dicembre 2011

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