02 agosto 2015 16:28

Giorgio Agamben, Stasis
Bollati Boringhieri, 84 pagine, 14 euro

A un mese dall’11 settembre 2001 Giorgio Agamben tenne a Princeton due conferenze sulla nozione di guerra civile nella filosofia politica. Questo libro le pubblica oggi, riviste e corrette.

La prima prende le mosse dalle ricerche di Nicole Loraux sul concetto di stasis (guerra civile) nel mondo greco e finisce per definire questo tipo di conflitto come una sorta di soglia attraverso cui, in alcuni momenti, le relazioni private si trasformano in relazioni politiche, mentre in altri momenti avviene il contrario, secondo un alternarsi di fasi di politicizzazione e depoliticizzazione della società.

La seconda comincia con l’analisi dell’immagine del frontespizio della prima edizione del Leviatano di Thomas Hobbes, dominata da una figura gigantesca di sovrano, formata a sua volta da molti piccoli individui, e propone un’interpretazione di quest’opera nel contesto della teologia escatologica: lo studio delle sacre scritture che parlano della fine del mondo.

Rispetto a questa tradizione, spiega Agamben, Hobbes sembra proporre l’idea di uno stato che invece di frenare la fine dei tempi, attraverso la cura della sicurezza dei cittadini, contribuisce a provocarla. Per molti aspetti (il riferimento ai grandi filosofi del novecento, la connessione tra teologia e politica) questi saggi sono un’ottima introduzione al pensiero di questo influente filosofo.

Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2015 a pagina 79 di Internazionale, con il titolo “Siamo in guerra civile”. Compra questo numero | Abbonati

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