07 novembre 2015 10:57

Saskia Sassen, Espulsioni. Brutalità e complessità nell’economia globale
Il Mulino, 296 pagine, 25 euro

Saskia Sassen ha contribuito a far capire cosa significa la globalizzazione. Ha sottolineato l’importanza delle città come laboratori e ha spiegato che gli stati nazionali non stavano scomparendo improvvisamente ma stavano perdendo potere a vantaggio di altri centri di potere. Con questo libro l’autrice cerca di capire quale sia la tendenza tipica del capitalismo dopo la morte definitiva dell’economia keynesiana, cioè, in altre parole, la caratteristica principale del nostro tempo. La trova nella sua capacità di espulsione.

A suo modo di vedere c’è un filo che collega i lavoratori della classe media dei paesi occidentali espulsi dai privilegi del welfare, i contadini dei paesi del sud del mondo esclusi dalle loro terre, i carcerati e i migranti: sono stati tutti estromessi dal posto e dalla condizione che occupavano in precedenza. Questo avviene perché si è esaurita la fase in cui il sistema economico cresceva includendo nuovi soggetti, e oggi l’economia, anche grazie alla prevalenza della finanza, tende a favorire l’espulsione. La forza principale di questa tesi non è tanto la coerenza teorica, ma la potenzialità sintetica, il suo esprimere il definitivo divorzio tra crescita economica e progresso sociale. Per questo meriterebbe una discussione seria.

Questa rubrica è stata pubblicata il 30 ottobre 2015 a pagina 82 di Internazionale, con il titolo “La fase dell’esclusione”. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it