21 novembre 2015 13:58

David Van Reybrouck, Contro le elezioni
Feltrinelli, 155 pagine, 14 euro

Negli ultimi cinquant’anni il rapporto dei cittadini con la democrazia è cambiato: oggi tutti considerano la democrazia l’unica possibilità, ma è rarissimo trovare qualcuno che non ne denunci la crisi profonda. Come spiega l’autore di Congo, questa crisi di legittimità e di efficienza si spiega in modi diversi: secondo i populisti, la colpa è dei politici; secondo i tecnocrati, della democrazia stessa; secondo gli indignados, il problema è il suo carattere rappresentativo.

Van Reybrouck pensa a un difetto più specifico: il ruolo delle elezioni. Secondo lui è un grande equivoco pensare che le elezioni siano nate per far partecipare il popolo: in realtà il vero strumento della partecipazione diretta è il sorteggio. Come alcuni politologi, ritiene che solo un sistema misto di sorteggio ed elezione potrebbe aiutare la democrazia a uscire dalla crisi. Spiegato con grande chiarezza, e per alcuni aspetti convincente, questo testo ha tuttavia il difetto di considerare il deficit di democrazia un problema che riguarda esclusivamente le procedure elettorali. Resta il sospetto che con le disuguaglianze sociali che caratterizzano il nostro tempo nemmeno il sorteggio sarebbe così risolutivo. Con le loro risorse, i più ricchi non avrebbero molte difficoltà a trovare un sistema per aggirarlo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 13 novembre 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Il grande equivoco delle elezioni”. Compra questo numero| Abbonati

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