06 febbraio 2016 16:27

Maria Antonietta Terzoli, Commento a Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda
Carocci, 1181 pagine, 120 euro

Don Ciccio Ingravallo, il commissario protagonista del romanzo di Gadda, è convinto che ogni evento sia il frutto di una serie di cause intrecciate in modo talmente complesso da formare una matassa ingarbugliata, un gomitolo che lui chiama con un termine misterioso ma anche molto evocativo: “gnommero”. Questo termine, fondamentale insieme ai tantissimi altri sottintesi che fanno la bellezza del capolavoro gaddiano, ora è più accessibile grazie a questo commento di più di mille pagine che si prefigge l’ambizioso obiettivo di spiegare da dove Gadda abbia tratto ogni parola, ogni idea, ogni immagine.

A settant’anni dalla prima pubblicazione e a quattro dalla splendida versione audio che ne ha fatto Fabrizio Gifuni (per l’editore di audiolibri Emons), il “pasticciaccio” diventa ancora più un classico, come l’Eneide, la Commedia, i Promessi sposi che (come risulta da questo commento) tanto lo avevano ispirato. Pare che al traduttore inglese che gli chiedeva cosa volesse dire “cinobalanico” Gadda rispondesse non importava e che quella parola poteva tagliarla. Oggi, leggendo il commento a pagina 263, il traduttore potrebbe comprendere che significa “relativo al pene del cane” e trarne le dovute conseguenze.

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