18 giugno 2014 12:00

Arrigo Arrigoni, Persona informata sui fatti

Il Saggiatore, 318 pagine, 17 euro

Il buon momento delle nostre lettere non accenna a fermarsi, e costringe a verificare con stupore quanto la nostra letteratura sia più avanti della critica (e della politica). Arrigoni non è un ragazzo, è un milanese che sa tutto del jazz, e che ha costruito un romanzo polifonico ricchissimo e mai stucchevole dove epoche e vite si accavallano. Si parla della Storia con la s maiuscola, cercandone le chiavi nascoste secondo i punti di vista “informati sui fatti” di chi la storia l’ha vissuta e ne ha sofferto, o di chi ha creduto di dominarla e/o spiegarla.

Certo, anche il falso, l’immaginario, il visionario, “la fantasia dell’Autore ed eventualmente del Caso” hanno il loro peso in questo accavallarsi di scene, apparizioni, evocazioni, vicine e lontane e anche lontanissime. Si comincia nella Creta di Minosse e si conclude a Manhattan in un clima di fantacatastrofe, si passa dalla Cina del Kuomintang ai vampiri di Praga, dai cetacei di Melville al Concilio cattolico di Recife-Brazzaville del 2029-30. Ma è il novecento il punto nodale, partenza obbligata perché esperienza vissuta, la riflessione necessaria. Se una morale c’è, sta forse alla fine della quarta parte: “La vita è costruita in modo da distribuire negli anni i suoi interrogativi, le sue domande astruse e ironiche: non so darmene ancora un spiegazione credibile. E non riesco a interpretare la lezione”.

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