24 maggio 2015 15:10

Romolo Bugaro, Effetto domino
Einaudi, 228 pagine, 19,50 euro

Romolo Bugaro è uno dei più attenti osservatori della società del nordest a partire da Padova-Treviso, vicino in questo a Bettin, Carlotto, Franzoso e altri scrittori che ci vivono, e dei cui destini si sentono in vario modo corresponsabili. Esordì con un romanzo forse più coinvolto di questo, La buona e brava gente della nazione, storia privata nel marasma di una mutazione economica e antropologica. Un personaggio e un coro, un ambiente da cui era difficile distinguerli.

Qui i personaggi centrali sono – e alcuni sanno di essere – pedine di un meccanismo economico cinico e travolgente, attorno a una mega impresa urbanistica di trasformazione dell’ambiente, alla nascita di una città per mano di pochi che vedono in grande e delle banche e società che se ne fidano. Protagonista è un’economia senza remore e guide certe, un mondo spietato e squilibrato che lancia in alto alcuni e schiaccia altri. Seguiamo l’ascesa e crisi di un progetto più realistico che megalomane.

Quando una banca ritira il consenso si scatena l’effetto domino, una crisi da cui si esce a prezzo di molte cadute: uno si ammazza, altri si riciclano altrove o tornano a vedere in piccolo – uomini e donne, banche e istituzioni, ricchi e servi. Questa storia esemplare è narrata senza livore, è una dimostrazione che sa farsi romanzo ed è soprattutto constatazione e giudizio, oggettivi, senza moralismi.

Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2015 a pagina 86 di Internazionale, con il titolo “Nordest spietato”. Compra questo numero | Abbonati

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