26 luglio 2015 18:44

Dag Solstad, La notte del professor Andersen
Iperborea, 166 pagine, 16 euro

Alcuni scrittori intrattengono, mirano a divertirci, consolarci, ma anche aprirci; una massa mira a esprimersi, e perlopiù… chi se ne frega; altri infine ci spingono a pensare e non pensano sempre al posto nostro. Dag Solstad è un norvegese formatosi negli anni settanta delle lotte, su cui ha ragionato prendendo posizione anche nei suoi romanzi, ma che ha finito per mirare più in alto.

Il suo scopo sembra quello di inquietarci riprendendo la lezione dei Sartre e dei Camus e portando la filosofia nella letteratura, nel romanzo. Solstad ha scritto storie provocatorie, che chiedono una forte attenzione morale e intellettuale, come Tentativo di descrivere l’impenetrabile e Timidezza e dignità. Meglio partire dal secondo, per certe affinità con storie nostre, ma anche il primo, che svela l’assurdo delle pianificazioni dall’alto, è niente male, come questa Notte di un professore che vede, come James Stewart in un film di Hitchcock, un vicino ammazzare una donna.

Però qui, più che la suspense, contano la riflessione su perché il prof. non chiama la polizia, e i ragionamenti che lui ci fa su, e le sue vacue giornate natalizie di divorziato contento. La sua in-azione lo fa riflettere sui massimi problemi, e se c’è una legge morale valida per tutti, se c’è Dio e cos’è, con la presunzione di distinguersi che è spesso degli intellettuali. Provocatorio e inquietante, si è detto, sottilmente cattivo.

Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2015 a pagina 82 di Internazionale, con il titolo “Ragionando sul delitto”. Compra questo numero | Abbonati

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