28 maggio 2016 15:32

Edna O’Brien, Oggetto d’amore
Einaudi, pp. 364, euro 18,50

Elsa Morante distingueva aspramente tra scrittori e scriventi: i primi erano pochi, i secondi erano una legione. La stessa distinzione ovviamente vale anche oggi, anche in Italia, anche per le donne che scrivono, che stanno diventando numerose come gli uomini.

Tra le scrittrici, una delle meno frequentate e celebrate in Italia è Edna O’Brien, irlandese libera e ostinata, oggi una splendida ottantacinquenne. Tutti i suoi racconti sono stati raccolti in un unico volume. Quella di Einaudi è solo una selezione, ed è un peccato. Sulla scia di Katherine Mansfield ma anche, nel suo paese, di Gente di Dublino di Joyce, O’Brien ha scritto racconti di una limpidezza e densità ineguagliate, come ormai riconoscono tutti, compresa Alice Munro.

Per chi ama il genere racconto e ha amato Čechov e il suo modello, la raccolta di Einaudi (con traduzione di Giovanna Granata) è entusiasmante. O’Brien narra soprattutto di donne, perlopiù perdenti ma ostinate, con trattenuta tensione ma anche con piena adesione alle loro difficoltà e sconfitte, o ai loro tentativi di autonomia. Una scrittura controllata e perfetta, essenziale, in prima o in terza persona, descrive il disagio di sentimenti e situazioni comuni, forti o sommesse, e parla di reti dalle quali è difficile sciogliersi e, quando una donna ci prova, uscirne senza piaghe.

Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2016 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Perfezione sentimentale”. Compra questo numero| Abbonati

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