13 novembre 2016 17:20

Marcelo Cohen, L’illusione monarca
Edizioni gran vía, 134 pagine, 14 euro
Burhan Sonmez, Istanbul Istanbul
Nottetempo, 302 pagine, 17 euro

Cos’hanno in comune questi due romanzi di un argentino di 65 anni e un turco di 51, il primo fine letterato ed esperto in fantascienza, il secondo attivista per i diritti umani che si è messo a scrivere durante la riabilitazione per le ferite subite dalla polizia? Parlano entrambi di carcere da scrittori colti e atipici: il carcere è per loro una condizione dell’anima, è l’immagine prepotente del mondo come prigione.

L’illusione monarca di Cohen è il mare (la metafora è di Vallejo), il carcere è un’isola – con 150 metri di spiaggia – da cui è ben difficile fuggire, e i 68 prigionieri, divisi in bande, più adulti e più giovani, hanno rapporti essenziali e non realistici e resteranno, di fallimento in fallimento, pochi o nessuno, risucchiati dall’acqua. In Sonmez i quattro ospiti di una cella, diversi tra loro, in dieci giornate come nel Decameron, si raccontano storie fantasiose o realistiche che tutte tornano a Istanbul, anzi a due Istanbul, una di sopra e una di sotto, una terrestre e una nascosta.
La morale di entrambi i romanzi è infine che “gli uomini non possono guarire”, e che dalla prigione che gli è data e che si danno non c’è scampo. Dei due è più riuscito il primo romanzo ma sono entrambi tanto intriganti quanto sconsolanti.

Questa rubrica è stata pubblicata il 4 novembre 2016 a pagina 94 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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